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1991/1992, Sant’Agata, i giorni della paura e della rivolta. Così nacque l’Acis !

Quella sera del 4 Settembre 1991, erano in 15, commercianti ed imprenditori santagatesi. I loro nomi nel verbale della prima storica seduta (foto sotto). Alle 21,30 in punto, presso il salone parrocchiale della Chiesa Madre, risposero presenti all’appello lanciato da Mario Romeo. Il  giornalista della Gazzetta del Sud, dopo aver allacciato i contatti con esponenti istituzionali e con i promotori dell’analoga iniziativa già sorta nella vicina Capo d’Orlando, riunì attorno ad un tavolo quei commercianti, presiedendo la prima riunione. Nacque così, quella sera, l’Acis.

Un’avventura lunga venticinque anni che oggi, al traguardo del quarto di secolo, è scritta in modo indelebile nella storia di Sant’Agata Miltello, del comprensorio dei Nebrodi, dell’intera Sicilia.
2Un’esperienza nata nel pieno dei “Giorni della paura”. Già, perché quel 4 Settembre 1991 si era in pieno clou dei giorni del terrore. Non passavano intere settimane senza che le notti santagatesi non fossero squarciate dal fragore delle bombe, dal crepitio di arredamenti incendiati. In tante case lo squillo in piena notte dei telefoni seminava il terrore, una minaccia o, peggio, la notizia di un attentato.
Da mesi si avvertivano le avvisaglie di una volontà sempre più forte della criminalità organizzata di affermare sul territorio il giogo del pizzo. Una vera e propria guerra che investì Sant’Agata la notte del 22 Aprile 1991. Quella notte furono incendiati sei autobus della ditta Camarda&Drago, parcheggiati come consuetudine nel piazzale del rifornimento Agip, di fronte l’Ospedale.
13Un vero e proprio miracolo evitò quella che poteva davvero essere una strage. Un evento che segnò irreversibilmente la comunità santagatese che diede subito segnali di orgoglio, mostrò sin da subito di non volersi piegare. Qualche settimana dopo, 3 mila persone scesero in piazza per dire no alla mafia ed al racket. I giorni peggiori dovevano, purtroppo, ancora arrivare. La pronta risposta della società civile e dei giovani, e del tessuto imprenditoriale, con la costituzione dell’Acis, fu come un guanto di sfida cui la criminalità in maniera efferata.  Il 1992 diverrà così un vero e proprio anno d’inferno. Ai primi di Gennaio viene dato alle fiamme un autolavaggio di via San Giuseppe, sotto piazza Vittorio Emanuele.

8A  Febbraio , dopo le ripetute prese di posizione dei vertici della neonata Acis, la malavita decide di alzare il tiro e piazza una bomba al portone del Museo dei Nebrodi. L’ordigno, sarebbe dovuto esplodere la mattina del 16 Febbraio. Quel giorno l’Acis aveva organizzato un convegno dal tema “Emergenza racket, per una cultura antimafia”. La bomba, scoppiata all’alba, provocò danni alla struttura ma non fermò il coraggio della denuncia.

 

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La città torna di nuovo in piazza. “Né i botti né le botte ci spaventano” recita uno striscione passato alla storia, esposto dagli studenti che a migliaia hanno manifestato la loro ribellione. Anche stavolta la vendetta del racket non si fa attendere.

6La notte del 19 Febbraio un incendio devasta la tabaccheria di Franco Agostino Ninone, uno dei fondatori dell’Acis, in piazza Vittorio Emanuele, poco più di una settimana dopo tocca a Calogero Cordici, raccogliere le ceneri del suo negozio di ferramenta di Piazza Don Bosco, distrutto da un altro incendio doloso. La guerra sembra davvero incontrollabile.

3Questa volta anche lo Stato si mobilita con le sue massime autorità. Giungono a Sant’Agata il capo della Polizia Vincenzo Parisi, arrivano Ministri, segretari nazionali dei sindacati, ministri, prefetti, questori e rappresentanti delle istituzioni provinciali, regionali e nazionali. 20 mila presenze sono stimate all’ennesima manifestazione di piazza organizzata dai sindacati e dall’Acis, cui seguirono, come un’atroce regola non scritta, due pronte risposte.

5Il 12 Marzo viene incendiato un negozio di abbigliamento in pieno centro, il 25 Marzo una bomba esplode davanti ad un capannone deposito di una ditta di mobili in via Calabria. La mobilitazione della società civile e del movimento anti racket e la compattezza con il lavoro, d’inestimabile valore delle Forze dell’ordine presenti sul territorio, diventano però un baluardo insormontabile, anche per la mafia. Nell’estate del 1992 i negozi distrutti dalle fiamme riprendono la loro attività. A Novembre del 1992 il collegio del Tribunale di Patti pronuncia la sentenza di condanna a termine del primo grande processo, avviati nell’Ottobre 1991, contro le famiglie mafiose di Tortorici, i clan che per decenni hanno insanguinato i Nebrodi con la loro guerra per l’imposizione del pizzo. Le testimonianze degli imprenditori taglieggiati sono decisive per la condanna, le associazioni dei commercianti, (la prima fu l’Acio di Capo d’Orlando) per la prima storica volta, sono riconosciute parti civile nei confronti dei loro estorsori.

11Il vento è ormai cambiato, anche se la strada davanti sarà, oggi lo sappiamo, ancora lunga. Il resto è cronaca dei giorni nostri ma le cronache di quei giorni, venticinque anni dopo, sono autentiche pagine di storia che raccontano una guerra che Sant’Agata e tutte le altre comunità dei Nebrodi hanno vinto, ribellandosi al giogo del racket, tirandosi fuori, con straordinario spirito di cooperazione, da quei terribili giorni della paura.

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