Dino Galati Rando, ex consigliere provinciale agli arresti domiciliari dal 6 luglio poiché coinvolto nell’operazione “Campus”, su presunti esami “facili” all’università di Messina è tornato in libertà. Il Tribunale del Riesame di Messina ha infatti accolto la tesi dell’avvocato Decimo Lo Presti, annullando il passaggio dell’ordinanza in cui si prefigurava il reato di associazione a delinquere. Nei confronti di Galati Rando resta dunque in piedi solo l’accusa di millantato credito. Il riesame ha quindi deciso di revocare gli arresti domiciliari, disponendo l’obbligo di presentazione agli uffici di Polizia Giudiziaria. Nell’operazione “Campus” era stato coinvolto Marcello Caratozzolo, docente di Statistica e matematica al dipartimento di Scienze economiche. Secondo le accuse della Dia, vi sarebbe stata un’organizzazione, collegata con la ’ndrangheta calabrese, che influenzava le prove di ammissione alle facoltà a numero chiuso e agli esami universitari. In merito alla vicenda giudiziaria riceviamo e pubblichiamo una nota dell’avvocato Decimo Lo Presti (foto in basso), legale di Dino Galati Rando:
Egregio signor direttore, ho assistito il cav. Santo Galati Rando detto Dino nell’ambito dell’operazione c.d “campus”, in seno alla quale il mio assistito ha dovuto rispondere di una ipotesi di associazione per delinquere finalizzata al compimento di vari reati fine. L’avere tale ipotesi accusatoria non superato il vaglio del Tribunale della libertà’ depone certamente nel senso della natura ‘garibaldina’ di tale contestazione. Sono certo che a fronte del clamore suscitato dall’operarazione de qua, si vorrà riconoscere analogo spazio mediatico alla notizia del l’annullamento del capo di incolpazione, di cui all’art. 416 c.p. Analogamente non ci si può’ esimere dal considerare quanto avventate ed inopportune siano state le manifestazioni di “plauso” che a vario titolo autorevoli esponenti delle istituzioni, financo il signor Ministro della repubblica, hanno ritenuto di manifestare a fronte di un’attività’ gravemente ed infondatamente invasiva della libertà’ di un nostro concittadino.
Tali considerazioni dovrebbero indurre tutti noi a riflettere sulla opportunità’ di meglio regolamentare lo svolgimento dell’attività giudiziaria, che proprio perché espressione di un potere dello stato può essere gravemente invasiva in prospetto a diritti del singolo, quali la libertà personale e la dignità umana, in prospetto ai quali dovrebbero certamente effettuare valutazioni di opportunità’ più’ approfondite alla luce dei valori in gioco.