Porto Sant’Agata. Così vorrei che si chiamasse la mia città. A me pare, infatti, che in un’epoca in cui la comunicazione ha assunto una valenza straordinaria per la promozione di qualsivoglia tipo di messaggio, da quello commerciale a quello culturale, si imponga la necessità di attrezzarsi, nella maniera più adeguata, per conseguire le finalità che si propone una comunità. Ritengo, pertanto, che sia venuto il momento di mettere da parte il sentimentale attaccamento alla tradizione, pur senza cancellare cultura e radici, e proiettarsi utilmente verso un futuro di sviluppo che coniughi le ragioni della nostra storia e quelle dell’importanza di cogliere l’opportunità che il nuovo assetto strutturale, soprattutto dal punto di vista socio-economico, ci offre. Il mio pensiero vola subito verso un nostro autentico gioiello e cioè a quel porto, ormai in via di definitiva realizzazione, che rappresenta una struttura d’immensa portata strategica, sotto il profilo turistico e commerciale. In questo contesto, anche il nome della città diviene fondamentale per la promozione dell’intero comprensorio di cui Sant’Agata è incontestabilmente, e non solo per ragioni geografiche, il motore di sviluppo. In definitiva a me pare che l’identità di un territorio passi anche da una riconoscibilità immediata il cui strumento più pronto non può che essere la denominazione. È infatti impensabile uno sviluppo turistico, allorquando si vogliano promuovere le condizioni che lo rendano possibile, senza valorizzare ed esaltare quelle tipicità di un territorio che intenda puntare allo sfruttamento di una struttura tanto importante. Ed allora il nome deve immediatamente indicare, per essere quanto più e’ possibile attraente, la principale connotazione della sua identità. Porto Sant’Agata, almeno a mio avviso, sarebbe il nome giusto per un centro che ambisce a comunicare la sua vocazione turistica e che vuole essere riconosciuto per quello che è, e cioè quell’amena località di marina che l’attuale denominazione francamente non gli riconosce. Io ho fatto la mia parte lanciando questa idea che, per come è noto, è già stata entusiasticamente condivisa da una importante istituzione locale e cioè il Circolo Nautico che, guidato dall’amico Ninì Barbuzza, si è fatto promotore di una consistente raccolta di firme di adesione all’iniziativa. Adesso spetta all’Amministrazione Comunale assumere ogni idonea azione amministrativa quale potrebbe essere, ad esempio, l’indizione di un referendum allo scopo di verificare prima di tutto l’eventuale condivisione della cittadinanza rispetto ad una proposta che è certamente di grande impatto e che deve essere valutata senza anacronistici sentimentalismi ed in un’ottica di sviluppo.
Pippo Mancuso