Non bastassero i sindaci dei piccoli comuni, inviperiti per un taglio scellerato dei trasferimenti regionali che sta mettendo letteralmente in ginocchio centinaia di centri siciliani, il governo Crocetta aggiunge un’ennesima sommossa alla sua esclusiva collezione di proteste contro i propri provvedimenti. Stavolta pronti a scendere in piazza sono i sindaci dei comuni che in un sol colpo verrebbero cancellati e risucchiati dall’istituzione delle città metropolitane, il cui disegno di legge è già stato approvato in giunta regionale, uno dei passaggi più importanti della tanto sbandierata riforma amministrativa che ha già portato alla soppressione delle nove province. In particolare sul piede di guerra sono i sindaci dei 13 centri che verrebbero inglobati nell’area della città metropolitana di Messina, da Roccalumera a Rometta. Quei sindaci si sono incontrati a Fiumedinisi con l’assessore regionale agli enti locali Patrizia Valenti ponendo seri dubbi sulle competenza e la qualità dei servizi offerti ai propri cittadini in particolar nodo su temi delicati quali servizi sociali, trasporti, scuole, rifiuti. Una riforma, quella degli enti locali siciliani, che porta con se passaggi davvero oscuri, e che porterà i sindaci a perdere gran parte delle proprie funzioni a favore dei sindaci delle città metropolitane, Messina, Palermo e Catania. Anche i consigli comunali sarebbero di fatto esautorati e trasformati in piccole assemblee con 5 o 7 membri a seconda del numero di abitanti di quello che diverrà il “municipio”. L’assessore Valenti ha spiegato ai sindaci che le città metropolitane dovrebbero esercitare le funzioni che fino a giugno facevano capo alle Province, anche per i comuni inglobati. L’impressione più diffusa è comunque quella che il disegno di legge non avrà vita facile, tanto che lo stesso presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ha invitato i sindaci e gli amministratori locali a presentare proposte di modifiche e suggerimenti.