Per molti anni è stata il cavallo di battaglia di chi ha cercato di intralciare il cammino di un’amministrazione comunale che ha viaggiato dritta come un treno verso il raggiungimento dei proprio obiettivi. I decreti di citazione diretta in giudizio, atto dovuto, senza passare dall’udienza preliminare, nei confronti dei dieci indagati, piombarono lo scorso mese di Marzo, proprio alle soglie della campagna elettorale, riaccendendo il dibattito e fomentando gli accusatori. L’accusa di voto di scambio nei confronti del senatore ed ex sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso si è però sciolta definitivamente oggi con la pronunzia della sentenza di assoluzione piena, poiché il fatto non sussiste, da parte del giudice del tribunale di Patti, dottor Ugo Molina. “Non avevo alcun dubbio, sono sempre stato molto sereno sull’argomento perché l’accusa era davvero incomprensibile, ed oggi la giustizia ha trionfato”. Sono state queste le prime parole di Bruno Mancuso, pronunciate dopo la notizia della sentenza di assoluzione. “Oggi è stata definitivamente smontata una trappola artatamente frapposta sul percorso mio personale e su quello della mia amministrazione da oppositori politici senza scrupoli – prosegue Mancuso – che hanno innescato un vero e proprio processo farsa che non si sarebbe mai dovuto celebrare”. Bruno Mancuso, su richiesta del proprio legale Alessandro Nespola, è stata giudicato con il rito abbreviato, a differenza degli altri nove imputati, Aldo Reitano, il fratello Nino, Filippo Travaglia ed altre cinque persone candidate nelle liste a sostegno di Mancuso alle elezioni 2009, Francesco Muscarella, Valentino Cicirello, Luca Tedesco, Antonella Librizzi e Salvatore Silva. La citazione a giudizio è stata notificata anche a Giuseppe Carmiciano per minacce e violenza privata. Il processo ha quindi certificato l’estraneità di Mancuso ai fatti contestati, ossia l’aver promesso un posto di lavoro per il fidanzato di Antonella Librizzi, candidata al consiglio comunale, in cambio del suo appoggio. Per Giuseppe Librizzi, padre della donna, ascoltato più volte dagli inquirenti e dal giudice, è scattata invee la trasmissione degli atti alla procura per eventuale ipotesi di false testimonianza. L’uomo, la cui voce era stata registrata in un cd inseme ad altre conversazioni, cd poi consegnato alla procura, aveva sempre escluso che Mancuso gli avesse prospettato alcun tipo di beneficio o promessa in cambio del sostegno elettorale della figlia, ma nelle sue dichiarazione sembra essere incappato in diverse contraddizioni. L’inchiesta era partita pochi mesi dopo la tornata elettorale del 2009 a seguito di un esposto giunto alla procura della Repubblica di Patti e recante la firma apocrifa di Gerlando Alberti, junior, il boss mafioso attualmente detenuto. In quel’occasione furono recapitati in procura alcuni nastri con le registrazioni audio di presunte conversazioni tra vari esponenti politici in cui si sarebbe parlato di promesse di lavoro ed assunzioni presso supermercati ed altre aziende in cambio della candidatura al consiglio comunale sarebbero state effettuate. La sentenza del giudice Molina sancisce dunque l’estraneità ai fatti di Bruno Mancuso.