Crocetta esulta ancora, un anno dopo il giorno della sua elezione, per la bocciatura della mozione di sfiducia. L’assemblea regionale ha detto no, come preventivato, a mettere fine alla “variopinta” esperienza del gattopardo gelese con 46 fedelissimi che con il loro voto si sono frapposti alla volontà di altri 31 deputati di sfiduciare il governo ad appena 365 giorni dal suo insediamento. Quella di Crocetta però non può che suonare come la più classica delle “vittorie di Pirro”. Intanto a far riflettere è il solo dato numerico nel giorno della discussione a Sala d’Ercole. Una mozione di sfiducia, quella proposta dal Movimento 5 stelle, che aveva faticato a trovare 18 firme per la presentazione e che in aula ha quasi raddoppiato i consensi, giungendo fino a quota 31. Insufficienti come detto, ma qualcosa vorrà pur dire. Altro dato evidente emerso dall’aula è che il partito degli scontenti è indubbiamente cresciuto, non solo tra gli oppositori ma soprattutto tra gli alleati di Crocetta, evidentemente delusi ma non fino al punto da rinunciare al posto in assemblea regionale e staccare la spina al governo. A sostenere la sfiducia i 14 deputati dei 5 stelle, i tre componenti della Lista Musumeci, con Currenti che si è dissociato, ed il Pdl . Durissimo l’attacco in aula di Nello Musumeci: “La fiducia, presidente Crocetta, – ha detto l’ex candidato presidente – prima di averla tolta noi, gliel’ha tolta il suo partito. Lei – ha proseguito Musumeci – è un uomo solo. E’ astuto come una volpe, ma ha la paura di un coniglio” . Favorevoli alla mozione anche Cantiere popolare ed i siciliani di Lombardo, contrari invece quelli di Grande Sud, che pur assumendo posizione fortemente critica verso il governo Crocetta non se la sono sentita di dire si alla sfiducia. Dall’altra parte, invece, prove di compattezza della maggioranza, anche se con evidenti sbavature ed incredibili retromarcia. E’ il caso del Pd, ad esempio, che ha trascorso l’ultimo mese e mezzo azzannando Crocetta su tutto, rilasciando dichiarazioni di fuoco ed intenti bellicosi tra Palermo e Roma ed alla fine è rimasto saldo sulla poltrona con il segretario Giuseppe Lupo, già proprio quello che più di tutti aveva “azzannato” Crocetta, che ha distrutto l’idea della mozione definendola “preordinata da Beppe Grillo”. Il voto favorevole al governo non può comunque servire a nascondere gli attriti così come non nasconde la propria tirata d’orecchie l’Udc ha confermato la fiducia al governo. No alla sfiducia anche da Articolo 4 e Drs . Anche stavolta il protagonista indiscusso, al centro della scena, non poteva che essere lui, il presidentissimo. 78 minuti di intervento sciorinando stipendi, conti vari e risultati, presunti, di un’attività di governo che, ha detto Crocetta, “in una Sicilia lasciata in condizioni disastrose dai passati esecutivi, ha evitato il default, interrotto il declassamento del rating, abbiamo combattuto il malaffare, presentato trenta denunce, fatto arrestare 78 boss che percepivano a casa lo stipendio”. Al termine della giornata, il commento altrettanto duro ma forse quello più veritiero è di Giancarlo Cancellieri, leader dei 5 stelle, promotore della sfiducia: “Da ora in poi chi ha votato contro la mozione non avrà il diritto a lamentarsi. Ci sono deputati – conclude Cancellieri – che profumano della colla con cui si sono incollati alle poltrone”