Due assoluzioni nell’arco di poco più di due settimane. L’ex sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso, attuale senatore della Repubblica, vede svanire in una bolla di sapone le due inchieste giudiziarie a suo carico, con buona pace di quanti, oppositori politici ed aspri contestatori, ne avevano fatto un cavallo di battaglia pregustando già clamorose condanne che poi evidentemente non sono arrivate e spesso cavalcando elettoralmente quell’onda giudiziaria. Dopo quella sul voto di scambio, per il senatore Mancuso è giunta anche l’assoluzione per non aver commesso il fatto nel processo, celebrato con il rito abbreviato, per il furto d’acqua comunale del Luglio 2008, denunciata dall’ex primo cittadino Aldo Fresina. Lo stesso giudice Sandro Potestio per quella vicenda ha però condannato a sei mesi, pena sospesa, il fratello del senatore, l’avvocato Pippo Mancuso, reo, secondo il giudice, di aver commissionato i prelievi di acqua con le autobotti eseguiti presso il punto di approvvigionamento pubblico di Villa Bianco. Un esito, quello della condanna dell’avvocato Mancuso, che la difesa certo non si aspettava visto che era stata prodotta una corposa documentazione attraverso cui l’avvocato Mancuso certificava l’avvenuto pagamento delle forniture di acqua, producendo copie e matrici degli assegni con cui ha regolarmente pagato i fornitori. A tal proposito l’avvocato Pippo Mancuso, che ha fornito a Sant’Agata InForma parte della documentazione (vedi foto sotto) presentata in procura con gli assegni che certificano il pagamento delle forniture, ha espresso la sua posizione con una nota stampa: “Sono felice per l’assoluzione piena di mio fratello Bruno perché rappresenta il fallimento del piano dei suoi avversari politici la cui aggressione era certamente mirata a screditare un galantuomo. Nel contempo – ha scritto il legale santagatese – mi sento profondamente umiliato da una sentenza che mortifica la mia coscienza di uomo e di avvocato e spero di ottenere in appello la Giustizia che ritengo di meritare. Tutti sanno che mi sono limitato, in un momento di drammatica siccità, a fare ciò che chiunque avrebbe fatto, e cioè chiedere a dei trasportatori di fornirmi l’acqua necessaria che ho regolarmente pagato”. La vicenda vede inoltre imputati un imprenditore locale ed un impiegato comunale per i quali è in corso il processo con rito ordinario. Inizialmente l’accusa era rivolta anche ad una quinta persona per la quale però fu richiesta l’archiviazione.