Non c’è niente da fare, sul porto dei Nebrodi di Sant’Agata Militello e la sua agognata ultimazione non ci sono sentenze né tribunali amministrativi che reggono, ci si appiglia a qualunque tassello, ci s’infila in qualunque spiraglio aperto dalla giurisprudenza e dalla legge, ancorché pienamente legittimo, per giungere al ribaltamento dello stato dei fatti, in questo caso della stipula del contratto d’appalto con la Cogip Infrastutture Spa. Protagonista dell’infinita telenovela è la Società Italiana per Condotte d’Acqua di Roma che ha proposto il suo ennesimo ricorso, presentato questa volta non più di fronte ad un tribunale amministrativo bensì al tribunale ordinario di Catania. Ancora una volta nel mirino c’è la cessione del ramo d’azienda tra la Sigenco, vincitrice dall’appalto, e la stessa Cogip. Una cessione di cui il Comune santagatese prese atto con propria delibera di giunta nel Dicembre 2012 prima di passare alla firma del contratto d’appalto con la Cogip nel Marzo 2013. Una questione già affrontata dal Cga di Palermo che, a Settembre 2013, respinse il ricorso presentato dalla Società Italiana Condotte d’Acqua di Roma contro la precedente pronuncia del Tar di Catania che aveva negato la sospensiva in merito al ricorso avverso il trasferimento del ramo d’azienda tra la Si.Gen.Co e la Cogip Infrastrutture. La ditta romana, giunta seconda in graduatoria nell’appalto aggiudicato nel 2010 dalla Sigenco, si era appellata la Tar contro la delibera di presa d’atto del ‘assaggio del ramo d’azienda tra le due imprese. Il tar catanese non ritenette di dover concedere la sospensiva richiesta dall’impresa bensì di sospendere il procedimento e trasferire la definizione del ricorso alle sezioni unite della corte di cassazione, riguardo il regolamento di giurisdizione, così’ come chiesto dalla Cogip. La Condotte d’Acqua, però, si rivolse al Cga che però ritenne, visto il vigente codice sugli appalti, che la posizione dell’esecutore dei lavori ha consistenza di diritto soggettivo con giurisdizione del giudice ordinario sulle relative controversie. Adesso, a progetto esecutivo già presentato con tanto di via libera paesaggistico da parte della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Messina, e l’attesa per lo sblocco della procedura che dovrebbe dare il via al cantiere, ecco giungere il ricorso al tribunale ordinario da parte della Condotte d’Acqua, con la fissazione dell’udienza a Catania per il prossimo 11 Febbraio. La notifica del ricorso al Comune segue di pochi giorni le recenti polemiche sullo stato dell’arte proprio dei lavori pubblici già finanziati e mai partiti. In particolare la vicenda del Porto è stata oggetto di ampia discussione e, nei mesi scorsi, parecchie polemiche erano sorte in seguito alla scelta dell’amministrazione comunale di non costituirsi, per fare valere le ragioni del comune, nel ricorso d’appello innanzi al CGA e poi respinto. A quel proposito i consiglieri di opposizione presentarono una corposa interrogazione chiedendo persino le dimissioni dell’assessore ai lavori pubblici Giuseppe Puleo. A seguito del dibattito in aula, lo stesso presidente del Consiglio Comunale aveva trasmesso il verbale della seduta alla Procura della Repubblica. Interessante sarà dunque capire adesso quali decisioni saranno assunte dall’amministrazione in merito al nuovo ricorso, fermo restando le chiare sollecitazioni che sono giunte, proprio nelle scorse settimane, da parte del gruppo di maggioranza e, per ultimo, dei sindacati, indirizzate ad un rapido avvio del cantiere. Una celerità che la stessa amministrazione aveva dichiarato a più riprese di voler perseguire al fine di dare avvio ai lavori i cui ritardi, era stato detto dal sindaco, erano fin qui attribuibili a iter burocratici farraginosi, escludendo che i ripetuti passaggi giuridici potessero aver inciso sui ritardi stessi.