Il dibattito attorno all’ospedale di Sant’Agata Militello è sempre più infuocato. A soffiare ancor di più vento caldo sul focolaio delle polemiche, la nuova bozza di riorganizzazione ospedaliera siciliana (vedi articolo in archivio) che rappresenta un’ennesima mortificazione dell’offerta sanitaria verso il territorio dei Nebrodi e un ulteriore depotenziamento dell’ospedale santagatese. A tal proposito qualcuno dice e scrive che la qualità dei servizi sanitari ed ospedalieri non si misura in posti letto. Nulla di più vero, ma è anche vero che la continua spoliazione di servizi, strutture e reparti è un dato di fatto, denunciato non già dai politici né da quelli che racconterebbero solo ciò che conviene, bensì dagli stessi operatori sanitari del presidio ospedaliero, e dai loro rappresentanti sindacali, che quotidianamente vivono la realtà sulle proprie spalle ed a contatto con la gente. In tale dibattito, la posizione ufficiale assunta dall’assemblea dei sindaci del distretto 31 sulla nuova disposizione strutturale dell’ospedale, che sarà “riunito” con Mistretta, è stata di netta contrarietà. Da più parti sono giunte critiche ed allarmi per gli standard minimi dell’offerta sanitaria che verrà erogata nel territorio dei Nebrodi. Allarmi e prese di posizione, però, talvolta la storia lo ha dimostrato, non bastano. Piuttosto sarebbe opportuno che la questione venisse affrontata alla radice, sui tavoli istituzionali, e che le esigenze reali e concrete della popolazione, a maggior ragione quando si parla di salute, fossero patrocinate da rappresentanti autorevoli e con proposte credibili. Nel cuore della tempesta, però, come abbiamo avuto modo di rilevare già in precedenza, stride a tal punto da frastornare il silenzio istituzionale che giunge dall’amministrazione di Sant’Agata Militello. Non una proposta, non una mossa concreta, non una iniziativa, eppure a quanto sembra anche altri amministratori dei centri viciniori, prima di uscire allo scoperto con proposte anche forti, avrebbero sollecitato al sindaco del comune capofila l’assunzione di una responsabilità, politica ed amministrativa, importante. Ma Sant’Agata ha ormai perso quel carisma e quell’autorevolezza per poter parlare al tavolo della rappresentanza istituzionale più del ruolo che le viene ormai concesso, apripista o cerimoniere, per puro rispetto dei protocolli. Un ruolo che stona ancor di più quando si rileva che proprio Sant’Agata, almeno stando ai discorsi trionfali di palco del 11 Giugno, godrebbe di appoggi altolocati, di supporti ufficiali del governatore siciliano e di quello di esponenti politici che, per rimanere in tema di ospedali, da più di un lustro sono protagonisti della “tela di Penelope” della sanità, che di giorno si tesse e di notte si disfa.
A sottolineare tutto ciò giunge una nota del presidente del consiglio comunale santagatese Antonio Scurria, che rimarca l’assoluta mancanza di confronto politico sulla questione e denuncia l’inutilità, e forse qualcosa di più, di ricorsi ai tribunali amministrativi, pronosticati in sede di assemblea dei sindaci: “Si constata – scrive Scurria (vedi pdf sotto) – che le problematiche connesse alla nuova programmazione sanitaria regionale dovrebbero essere risolte non nelle opportune sedi politiche ma attraverso improbabili ricorsi ai Tribunali Amministrativi, magari patrocinati da professionisti del solito “cerchio magico”, e con conseguente aggravio di spese per le già sofferenti casse comunali. Appare francamente sconcertante – prosegue il presidente del consiglio – ed al contempo paradossale, che il sindaco di Sant’Agata Militello, che vanta il sostegno politico del governatore Crocetta, che organizza incontri, convegni e passerelle varie con l’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, o con più o meno influenti componenti della Commissione Sanità come l’on. Laccoto, sia costretto a rivolgersi ad un Tribunale per ottenere, eventualmente, il poco edificante risultato di evitare l’ulteriore penalizzazione del nosocomio santagatese”.
Pdf comunicato stampa Scurria ospedale