Sono cinque le persone di Tortorici coinvolte nell’inchiesta sulle truffe per l’ottenimento di contributi europei per le aziende agricola. Stamani il blitz della Guardia di Finanza e dei Carabinieri che ha portato all’arresto ai domiciliari per il consigliere comunale di minoranza di Tortorici Sebastiano Armeli, 51 anni, medico veterinario in servizio all’Asp e gestore del centro di assistenza agricola. Ai domiciliari anche la cognata Antonia Strangio, 40anni, rappresentante unico e amministratore del Centro Assistenza Agricola UNSIC. Obbligo di dimora per Maria Natalina Strangio, moglie di Armeli, 51 anni, avvocato e titolare di diverse aziende, Giuseppe Armeli, fratello del consigliere Armeli, studente di 31 anni, collaboratore del CAA – UNSIC e titolare di diverse aziende agricole. Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per il 33enne Marino Gamazza. In tutto sono una trentina le aziende agricole coinvolte. Secondo gli inquirenti, la rete finalizzata all’ottenimento indebito di contributi europei concessi dall’Agea ( Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) si serviva di terreni agricoli esistenti fittiziamente intestati alle ditte che producevano quindi false autocertificazioni, fatti riscontrati dal 2008 al 2012. Secondo la Procura di Patti, titolare del fascicolo il sostituto Rosanna Casabona, al Centro di Assistenza Agricola UNSIC si istruivano le richieste di contributi in assenza di requisiti, sfruttando aziende intestate agli stessi associati e ad altri indagati, che dichiaravano il possesso di terreni in realtà appartenenti a soggetti completamente ignari.
A far scattare le indagini la denuncia, nel 2011, del Sindaco di Tortorici dopo la verifica che 800 ettari di terreno comunale risultavano inseriti da alcune imprese private nella documentazione relativa ai finanziamenti. Nell’istruzione della domanda per l’ottenimento dei contributi veniva inserito il conto corrente intestato al patronato stesso sul quale confluivano, così, tutti gli importi dei finanziamenti. Più del 50% di tali importi rimaneva direttamente nelle tasche dell’associazione, il resto andava agli effettivi intestatari. Nell’ambito della stessa operazione sono stati quindi sequestrati beni mobili e immobili e conti corrente per circa 800mila euro.