Ecco i retroscena del’inchiesta che ha portato all’arresto di Giuseppe Pezzino, 26 anni, ristretto agli arresti domiciliari, ed alla notifica del’avviso di garanzia per il padre Nino Pezzino, 55anni chiamati a rispondere di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in truffa e procurato allarme. Poche ore dopo il clamoroso blitz eseguito dai Carabinieri che hanno arrestato il giovane per i misteriosi incendi che hanno proiettato la frazione idi Caronia sulla ribalta nazionale ed internazionale, emergono i dettagli dell’inchiesta condotta dalla Procura di Patti. L’attività investigativa ha preso le mosse dopo la ripresa improvvisa dei fenomeni già verificatisi nel 2004. Nel luglio 2014 tornavano, infatti, ad esplodere gli incendi del mistero, tornando a gettare la popolazione residente in via del Mare nello sgomento. Dopo i primi episodi della scorsa estate, ecco dunque che i Carabinieri decidono di perimetrare l’area con una serie di telecamere occultate in grado di fornire spunti per individuare come si sviluppassero i fenomeni. Sotto la lente, i Carabinieri hanno messo in particolare cinque abitazioni attinte dagli eventi incendiari, dal 14 luglio del 2014 al 8 di Ottobre. Sono quindi emersi circa quaranta episodi censiti dai Carabinieri per i quali l’arrestato, in via esclusiva per alcuni, e insieme con il padre per altri, dovrà rispondere dei reati di incendio, danneggiamento seguito da incendio, concorso in procurato allarme e concorso in tentata truffa aggravata.
Ai due Pezzino, in particolare, gli inquirenti contestano otto incendi che assumono particolare rilievo. Si parte il 20 Luglio, con l’ncendio aggravato alla mansarda dell’abitazione stessa dei PEZZINO. Il giovane, secondo i Carabinieri, cagionava l’incendio appiccando il fuoco a cartoni, stracci ed abbigliamento vario posti su due scrivanie in legno. Le fiamme si propagavano all’autoclave, al serbatoio in pvc ed alle travi in legno e l’incendio creavano pericolo per la pubblica incolumità (per la vicinanza della ferrovia e la presenza di altre abitazioni attigue). Nella circostanza i Carabinieri verificano che pochi attimi prima del fatto il giovane era stata l’unica persona che si era affacciata dalla finestra, guardandosi intorno con fare sospetto. Altro incendio sospetto il 22 Settembre quando prendeva fuoco un ombrellone da spiaggia in un garage. I Carabinieri verificano che anche qui, pochi attimi prima del fatto, il giovane era l’unica persona presente. Pochi giorni dopo, il 24 Settembre, prende fuoco un piick-up dell’Unione dei Nebrodi. In questo caso, per l’accusa, sia il padre che il figlio dovranno rispondere di danneggiamento seguito da incendio. “In questa vicenda – hanno spiegato i Carabinieri nella conferenza stampa – emerge con chiarezza che il padre ha dichiarato di aver per primo constatato l’evento insieme al cognato che, invece, non era presente. Quest’ultimo, nonostante ciò, successivamente ha reso ai Carabinieri dichiarazioni che servivano verosimilmente a depistare le indagini”. Un altro caso riguarda l’incendio del 25 Settembre, quando a prendere fuoco furono alcuni vestiti accatastati nel sottoscala dell’abitazione di PEZZINO, del quale si sarebbe reso autore solo il figlio. Il 30 Settembre il rogo alla Fiat Bravo dello zio di PEZZINO, cui segue un ulteriore episodio il giorno 01 ottobre. Lo stesso 30 Settembre prende fuoco un sacco in plastica contenente abiti, posto sotto il capanno adiacente al gazebo di fronte all’abitazione della famiglia. Secondo gli inquirenti anche a questo incendio si sarebbe reso partecipe ancora il giovane, così come per l’incendio dello stesso giorno l’incendio all’Alfa Romeo 147 dei cugini. Infine, l’ultimo episodio contestato, il 7 Ottobre, con le fiamme che interessavano alcuni oggetti posti nella cantina della famiglia, in un locale sotto il livello della strada, raggiungibile attraverso una piccola stradina. Dopo gli incendi del 20.07.2014 veniva attivato nella località Canneto di Caronia un dispositivo di vigilanza fissa H24 garantito dai volontari della Protezione Civile regionale, con funzione di prevenzione e soccorso. Appena revocato il presidio, il 15.09.2014, riprendevano in via del Mare, a ritmi incessanti, gli episodi di appiccamento di fuochi che si caratterizzano tutti per l’avere un fattore comune: pochi attimi prima del divampare delle fiamme, nelle immagini registrate, si vedeva il giovane fare la spola fra i luoghi ed un gruppo di persone che, da lì a poco, percepivano l’evento. Il giovane, sfruttando la reciproca attenzione degli uni verso gli altri, si defilava dal gruppo, cominciando – in modo appartato ed approfittando di copertura offertagli dalla zona prescelta rispetto alla prospettiva degli altri – uno strano andirivieni dall’abitazione o dai luoghi dove, di lì a poco dopo, sarebbe scoppiato un incendio o si sarebbe percepito del fumo. Compiuta la sua azione, si allontanava dai luoghi, prima che si avvertisse il fumo o una sirena antincendio avvisasse i presenti all’evento. Emblematico, secondo gli inquirenti, sarebbe il raggiro attuato nei confronti di una giornalista televisiva giunta sul posto il 7 Ottobre. La giornalista era intrattenuta da Nino Pezzino mentre il figlio, raccontano i Carabinieri, scivolava indisturbato all’interno di una cantina; di là ne usciva poco dopo scavalcando una ringhiera, in modo da ricollocarsi nel campo visivo di tutti e dare la sensazione che non si fosse allontanato. Ciò serviva per far credere alla giornalista che l’evento incendiario, che da lì a poco sarebbe stata lei per prima a notare, era un fenomeno inspiegabile di autocombustione. Tutti gli episodi secondo gli inquirenti hanno avuto lo scopo di far crescere il livello d’attenzione mediatica ed istituzionale sui fatti. Su ciò si è innestata – come è stato dimostrato dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali – un’azione congiunta del padre e del figlio. Le azioni non erano fini a se stesse ma orientate a far credere, su loro esplicito suggerimento, che quelli fossero inspiegabili fenomeni di autocombustione, prospettando una ripresa degli anomali fenomeni incendiari e di presunto elettromagnetismo verificatisi nel 2004 nella frazione. In ciò coinvolgevano i mass media e inducevano il Sindaco di Caronia ad emettere, a tutela della pubblica incolumità, delle ordinanze di sgombero di abitazioni; il tutto consentiva di lamentare disagi derivanti dalla situazione, con vibranti manifestazioni di protesta per esercitare una forte pressione mediatica verso le autorità con lo scopo di far dichiarare lo stato di emergenza. In tale ottica, l’intento secondo la Procura era quello di procurare ingiusti profitti derivanti dall’ottenimento di somme di denaro a titolo di indennizzo o contributi di assistenza economica o risarcimenti danni, nonché ad ottenere nuove abitazioni a seguito della possibile delocalizzazione.