Le bugie hanno gambe corte, si sa. Nel caso della assenza del comune di Sant’Agata nell’elenco dei progetti presentati, ed ovviamente di quelli approvati, per interventi all’edilizia scolastica sembrano gambe così minuscole che non hanno fatto in tempo a superare le 24ore. Subito da sfatare due leggende. La prima, la presunta impossibilità per Sant’Agata di accendere mutui onerosi.
I finanziamenti per l’edilizia scolastica rientranti nel piano triennale sono finanziati, come confermano i comuni beneficiari e come si evince dal decreto, con mutui che “le Regioni interessate(…) possono essere autorizzate ad accendere (…) con oneri di ammortamento a totale carico dello stato” . Di conseguenza inesistente è il problema del rispetto del patto di stabilità per il comune visto che il mutuo per l’appunto grava sul bilancio regionale (tra l’altro con esclusione per la stessa Regione dal patto di stabilità) e non ha alcuna refluenza sui bilanci dei comuni, come frettolosamente affermato da qualcuno. Ma non è tutto. In una vicenda che nel giro di poche ore, tra le stanze sempre più roventi del comune, ha assunto contorni grotteschi, appare una colossale “excusatio non petita” quella dell’amministrazione secondo cui Sant’Agata non presenterebbe lacune eccessive in materia di edilizia scolastica. Giustificazione approssimativa accolta da una fragorosa risata da chiunque abbia a che fare con il mondo della scuola e che abbia una minima cognizione della realtà santagatese.
E c’è di più. A quanto pare, in effetti, qualcuno dal comune aveva predisposto una non meglio specificata istanza, relativa alla scuola elementare “Capuana”, in risposta all’avviso pubblico del 13 Marzo 2015 notificato dalla Regione proprio in funzione della predisposizione degli elenchi e dei punteggi del piano triennale 2015-2017. Chi ha predisposto ciò avrebbe però commesso un grossolano errore di corrispondenza, inviando la documentazione a mezzo posta tradizionale, mentre proprio il DDG 1450 del 13 Marzo 2015, all’articolo 6.1, individua la Posta Elettronica Certificata (una semplice email dall’indirizzo certificato) come unico mezzo di invio delle istanze, a pena d’inammissibilità. Qualora ciò fosse effettivamente appurato si tratterebbe di una nuova, ennesima, topica incresciosa, di cui a farne le spese sono ancora i cittadini, operatori scolastici e studenti. Del resto non sarebbe la prima volta.
Share