Dopo le dimissioni dell’assessore regionale alla salute, Lucia Borsellino, accompagnate da dichiarazioni forti e profonde sulla “questione morale” siciliana, ormai sempre più in crisi, su mafia ed antimafia, il Senatore Bruno Mancuso interviene attraverso i suoi profili social, con una importante e significativa riflessione, che trae spunto proprio dalle parole dei Lucia, la figlia del magistrato ucciso il 19 Luglio del 1992.
“Da Lucia Borsellino una bella lezione ai siciliani: “L’antimafia non è una categoria, non è una sovrastruttura sociale, non mi invitate, il 19 luglio, alla commemorazione di via d’Amelio”. Si è abusato troppo dell’appartenenza ad una presunta categoria civile da parte di soggetti provenienti dai più svariati settori della vita pubblica.
Ma, passi per i preti, i magistrati, i giornalisti, i commercianti, le persone comuni che si vogliono spendere, con coraggio e convinzione, per debellare un male terribile, una vera e propria peste sociale che ormai non è un fenomeno solo siciliano.
E passi pure che molti di questi soggetti hanno costruito la propria immagine e anche il loro successo professionale su questo tipo di appartenenza…..
Ma, qualcuno mi vuole spiegare perché dovrebbe esistere la categoria dei “POLITICI ANTIMAFIA”? Credo che chiunque si voglia impegnare in politica debba avere scritto sul proprio genoma l’impegno contro la mafia, credo che sia una sostanziale precondizione e non può essere un’etichetta o una coccarda da spillarsi al petto.
Caro governatore Crocetta, l’antimafia va’ praticata in silenzio, senza ostentazione, con stile, con le azioni quotidiane, con gli esempi e i comportamenti e non deve servire a costruire carriere politiche. Altrimenti ci sorge il sospetto che la mafia sia uno strumento per creare politici cosiddetti “antimafia”, veri e propri carrieristi della politica e poco importa se inetti e destinati a scomparire insieme alla mafia.
Forse per loro…… è meglio che la mafia continui ad esistere” !
Senatore Bruno Mancuso