Il ricordo è sempre vivo, non solo nella famiglia ma in tutti quanti lo hanno conosciuto e ne hanno apprezzato le qualità umane e gli alti valori attraverso i quali ha onorato la divisa che indossava, sino a darne la morte. Sono passati 25 anni dal 23 Novembre 1990, tragico giorno in cui perse la vita in un conflitto a fuoco nei boschi di Cesarò il maresciallo dei Carabinieri Salvatore Giuffrida. L’Arma ed i familiari lo hanno ricordato proprio nel luogo della sua morte, in quei boschi impervi a ridosso di Monte Soro. C’era la vedova, Rosetta Lavia, i militari della Compagnia di Santo Stefano di Camastra, al comando del capitano Giuseppe D’Aveni, i colleghi delle stazioni di Caronia e San Fratello, e quelli dell’Associazione Nazionale Carabinieri, sezione di Sant’Agata Militello.
Tra i boschi dei Nebrodi le note del silenzio ed i passi della Preghiera del Carabinieri alla Virgo Fidelis hanno ricordato il Maresciallo Salvatore Giuffrida che quel pomeriggio di 25anni fa non esitò a raggiungere in aiuto i colleghi che erano stati presi di mira da un folle pastore che aveva esploso colpi di fucile al loro indirizzo. Braccato fin dentro un casolare, quel pastore ingaggiò un conflitto a fuoco con i Carabinieri, ferendone due. Proprio per consentire i soccorsi al collega rimasto per terra, il Maresciallo Giuffrida non esitò ad uscire allo scoperto venendo raggiunto da un colpo mortale.
Alla commemorazione erano presenti anche il sindaco di Cesarò, Salvatore Calì, ed il parroco del centro montano, inseme alla Guardia Forestale ed alla Polizia municipale.
Alberto Visalli