Un momento di riflessione a larga scala, una visione scevra da condizionamenti di stretto “provincialismo” bensì concentrata sull’importanza strategica dell’area dello Stretto di Messina. Il Senatore Bruno Mancuso interviene sulla questione della riforma delle autorità portuali, illustrandone essenza e linee guide, concetti e direttive ispiratrici.
“È il caso di ricordare – afferma Mancuso – che lo schema del decreto di riforma del sistema portuale nazionale risponde, in larga misura, ad una serie di indicazioni e di direttive provenienti dalla Unione Europea, alle quali non si era, fino ad oggi, dato seguito. Una riforma che contiene, in generale, una visione più razionale, meno frammentata e più allineata ai processi evolutivi verificatisi in tale settore, e che individua come strumenti operativi non più singole “port authority” autonome, scollegate fra di loro ed, in ultima analisi, autoreferenziali, ma Autorità di sistemi portuali-logistici, visti come elementi di un grande sistema nazionale. Il tutto con la previsione di un centro di coordinamento nazionale e con il fine di far superare alla portualità italiana le criticità che l’hanno caratterizzata negli ultimi anni e renderla competitiva con gli altri paesi europei, più forti anche in tale settore strategico. Tale riforma – prosegue il Senatore – viene inoltre varata in un momento contingente particolare, che vede l’apertura del secondo canale di Suez con l’aumento esponenziale dei flussi di traffico marittimo, che vede il bacino mediterraneo e quindi i nostri mari assumere una valenza ed una potenzialità strategica superiore rispetto al passato. In tale contesto, a mio parere, la Sicilia dovrebbe svolgere la funzione di naturale piattaforma logistica, e l’Area dello Stretto, la cui importanza geopolitica territoriale è stata recentemente posta in evidenza da importanti studi di settore, divenire un nodo strategico fondamentale. Solo avendo questa visione complessiva, guardando alla “essenza” di tale riforma e non ad alcune parti di essa si possono comprendere in maniera più compiuta le scelte previste per i sistemi individuati (non più accorpamenti e distretti di cui si era parlato in passato), che per quanto ci riguarda vede il riconoscimento strategico della “Area dello Stretto”, intesa in senso lato, e la costituzione, insieme ai porti della Regione Calabria posti sul Mar Tirreno Meridionale e sullo Ionio, del sistema portuale logistico geograficamente più esteso dell’intero Paese, in cui va realizzata una complementarietà di funzioni esaltando le varie specificità infrastrutturali.
Un sistema che vede porti importanti quali quelli di Messina e di Gioia Tauro, che hanno però caratteristiche funzionali completamente diverse e non competitive tra di loro ed altri porti importanti quali quelli di Milazzo, Reggio Calabria e Crotone, che vanno ad integrare tali poli portuali. Un sistema dunque multifunzionale come pochi in Italia, in cui va valorizzata la caratteristica interregionale e nel cui ambito potrebbe essere realizzata una zona economica speciale ampia. Derivante dalla integrazione della ZES, già approvata dalla Regione Calabria per il retroporto di Gioia Tauro, con la ZES proposta per l’area ex Asi di Pace del Mela dall’attuale presidente dell’Autorità Portuale di Messina è rimasta inevasa nei cassetti del presidente della regione siciliana. Zona economica speciale, per inciso, che è cosa ben diversa dalla ipotizzata riesumazione di due fantasmi, quali il punto franco e l’ente porto di Messina, che nonostante i proclami non è stato ancora posto in liquidazione. Ma rispetto a tale scelta, che guarda allo sviluppo futuro dei nostri territori, si è scatenata una polemica provincialistica e di basso profilo – sottolinea Mancuso – basata su una serie di disinformazioni, con argomentazioni quali quelle addotte dal Presidente della Regione siciliana che sfiorano più le chiacchiere da bar che dichiarazioni ufficiali istituzionali. Presidente che ha reagito con rivendicazioni puerili, arrivando ad offendere e demonizzare le realtà istituzionali di un’altra regione e parlando di assurdi “scippi”, come se la Sicilia non fosse parte integrante dell’Italia, ed in fin dei conti reagendo scompostamente come quando ai bambini viene sottratto il giocattolo.
Mi auguro comunque che superata questa fase “estemporanea” ci si ricordi che è necessario ora trovare un raccordo con il presidente della Regione Calabria per i passaggi successivi che debbono necessariamente vedere una sinergia ed una collaborazione. Ricordando al presidente Crocetta e ai suoi amici deputati regionali che ne condividono la posizione, che è stata istituita recentemente, su iniziativa delle presidenze dell’Ars e del Consiglio Regionale della Calabria, la conferenza permanete interregionale per le politiche di coordinamento per lo sviluppo dell’Area dello Stretto, organismo che sia in questa che in altre occasioni potrebbe avere un ruolo di supporto importante”.
Alberto Visalli