“La sottoscrizione del “Patto per la Falce” costituisce senz’altro un passo importante, ma è solo un tassello di un mosaico più ampio e più articolato”, lo dichiara il Senatore del Gruppo Area popolare Bruno Mancuso, a seguito della firma dell’accordo per la riqualificazione dell’area portuale della città di Messina.
“Oltre a questo documento, sottoscritto dalla Regione, dall’Autorità Portuale, dal Comune di Messina e dall’Università degli Studi nel singolare ed inedito ruolo non di cabina di regia, ma, stante ai termini dell’accordo, di “garante e di facilitatore” – prosegue Mancuso – vanno individuate delle linee guida per la riqualificazione e la rivalorizzazione dell’intera area falcata, che, innanzitutto, costituisce parte fondamentale di uno dei più importanti porti naturali del Mediterraneo. Linee guida che debbono prevedere una complementarietà di funzioni, tendente a coniugare la presenza di infrastrutture portuali e retro portuali e gli assi viari di accesso, con le aree adibite alla cantieristica e con i beni monumentali e culturali costituenti il sistema architettonico della real cittadella”. Mancuso invita quindi a tenere in considerazione altri “attori” presenti in quell’area, la Marina Militare ed RFI, ed altri accordi e protocolli preesistenti, come il Piano Innovativo in Ambito Urbano, per la prosecuzione a sud del Waterfront, e quello sottoscritto nel Giugno 2013 tra il Comune, l’Autorità Portuale, RFI e FS sistemi urbani per la riqualificazione delle Aree delle Ferrovie da dismettere. “Bisogna avere contezza che qualsiasi ipotesi di rinascita di questa zona strategica va preceduta da una bonifica ambientale totale, mai avviata – sottolinea Mancuso – e che preveda, oltre all’abbattimento dell’ecomostro dell’inceneritore e all’eliminazione dei resti ”industriali” della stazione di declassifica e dei cantieri della Smeb, anche alla rimozione dal sottosuolo delle aree interessate dei rifiuti tossici di varia natura esistenti, quali, sostengono gli esperti, amianto, mercurio e diossina, che nel corso dei decenni sono stati interrati in maniera scellerata, e che hanno inquinato anche una importante falda acquifera. Va dunque individuato il soggetto territoriale legittimato ad operare – conclude Mancuso – che, a mio parere, non può non essere che l’Autorità portuale, intesa come braccio operativo dello Stato, con un impegno comune per recepire i notevoli fondi necessari fra i quali, oltre a quelli comunitari, possono essere inclusi i fondi trasferiti dallo Stato alle Regioni con la legge ad hoc per la bonifica dei siti ad alta contaminazione, come la Terra dei Fuochi in Campania ed altri siti in Calabria”.
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