Il diabete provoca un’alterazione dei vasi sanguigni in tutto il corpo ed in particolar modo dei piccoli vasi (i capillari) i quali portano sangue ai tessuti e scambiano con essi ossigeno e nutrimenti. I capillari vengono danneggiati a causa dell’interazione tra i costituenti della loro parete e lo zucchero circolante in eccesso nel sangue. Sebbene ogni struttura dell’occhio possa essere interessata dalla malattia diabetica, la retina, ricca di vasi capillari, ne viene particolarmente colpita.
Dott. Rosalia che cos’è la retinopatia diabetica?
È una complicanza vascolare altamente specifica del diabete mellito tipo 1 e del diabete mellito tipo 2. La sua prevalenza è strettamente correlata alla durata del diabete, e complessivamente, può considerarsi come la più frequente causa di nuovi casi di cecità tra gli adulti di età compresa tra 20 e 74 anni. La sua prevalenza è pari al 23% nei pazienti con diabete mellito tipo 1e del 14% nei pazienti con diabete tipo 2 insulino-trattati. Nel decorso della retinopatia si possono riconoscere una fase non proliferante, che comprende tre stadi di gravità crescente (lieve, moderata e grave) e una fase proliferante. I fattori che influenzano la progressione delle lesioni sono lo scarso controllo glicemico, l’ipertensione arteriosa, la durata della malattia e la gravidanza.
Che differenza c’è fra retinopatia diabetica proliferante e non proliferante?
Nella retinopatia diabetica non proliferante la retina è caratterizzata da diversi tipi di lesioni: microaneurismi, dilatazioni più o meno grandi della parete dei vasi retinici; edemi, zone di ispessimento della retina, provocate dalla fuoriuscita di plasma dai capillari indeboliti; essudati duri, sostanze grasse che possono fuoriuscire dai capillari e che si accumulano nella retina formando delle chiazze giallastre; emorragie provocate dalla rottura dei capillari; aree ischemiche o essudati cotonosi, zone biancastre della retina, dall’aspetto di fiocchi di cotone, provocate dall’interruzione del flusso di ossigeno e di sostanze nutritizie.
La retinopatia proliferante è caratterizzata, invece, dalla proliferazione di piccoli vasi che invadono la retina. Se si verifica l’occlusione di alcuni capillari, le zone limitrofe cercano di sopperire alla mancanza di ossigeno e di sostanze nutritizie producendo altri capillari (neovascolarizzazione). La struttura di questi neovasi è debole e disordinata: possono rompersi facilmente e dare origine a ripetuti episodi emorragici seguiti dalla formazione di tessuto cicatriziale che contraendosi può esercitare una trazione sulla retina fino a distaccarla.
Quali sono i sintomi?
Negli stadi precoci, la retinopatia diabetica è in genere asintomatica. Se la patologia retinica progredisce, la capacità di distinguere oggetti o lettere può essere compromessa. I sintomi sono variabili a seconda dell’estensione e della localizzazione delle lesioni che interessano i capillari e comprendono generalmente annebbiamento e riduzione della capacità visiva, fino ad improvvisa perdita della vista, dovuta ad una emorragia intraoculare (emovitreo) o all’occlusione di un grosso vaso (trombosi).
È possibile fare prevenzione?
Le evidenze scientifiche oggi disponibili hanno dimostrato che, mediante programmi di screening e trattamento della retinopatia diabetica, è possibile ridurre drasticamente la cecità da diabete. Lo screening si basa sulla valutazione del fundus oculi mediante esame oftalmoscopico diretto, da effettuarsi entro 3‑5 anni dall’insorgenza del diabete nei pazienti con diabete di tipo 1, mentre subito dopo la diagnosi nei pazienti con diabete di tipo 2. I successivi esami, in entrambi i tipi di diabete, dovrebbero essere ripetuti almeno ogni 2 anni salvo diverse indicazioni da parte dello specialista. L’esame fluoroangiografico retinico è un’indagine di secondo livello che permette di accertare la presenza di aree ischemiche e che in genere viene effettuato nei pazienti da sottoporre a trattamento laser.
Quali le terapie?
La premessa prima di qualsiasi intervento terapeutico è data da un buon controllo glicemico e pressorio ottenuto e mantenuto con visite diabetologiche periodiche. La fotocoagulazione laser consente di bloccare le alterazioni vascolari, ridurre l’edema e distruggere i capillari occlusi.
La vitrectomia (asportazione del corpo vitreo) può essere necessaria nelle fasi più avanzate della retinopatia diabetica, quando nel corpo vitreo si verificano emorragie, crescita di vasi capillari anomali e aderenze fibrose che sollevano e distaccano la retina. Infine, sono in corso studi che stanno valutando l’efficacia sulla retinopatia diabetica di trattamenti con farmaci sistemici e locali.
Ringraziamo la dott.ssa Rosalia Zingale per la sua collaborazione.
Alberto Visalli