Un disegno di legge per preservare i dialetti galloitalici attraverso un capillare insegnamento nelle scuole ed un uso frequente nelle manifestazioni culturali di elevato profilo. L’iniziativa legislativa giunge dal Senatore Bruno Mancuso (Ap) che ha sottolineato bruno l’importanza della varietà di dialetti presenti in Sicilia. “Ogni dialetto – afferma il Senatore Mancuso – racconta la storia delle conquiste straniere, dell’incontro/scontro di popoli e culture un tempo agli antipodi. Ogni lingua racconta la storia e l’identità di un popolo, risultato di quei processi di integrazione e disgregazione che hanno investito la sfera della comunicazione creando spesso varie differenziazioni in comunità vicine ed appartenenti geograficamente alla medesima area”. Dal dialetto messinese alle tipicizzazioni costiere ed eoliane sino al gallo-italico che ancora oggi si individua nelle realtà dell’entroterra, frutto dell’insediamento di coloni provenienti dalla medievale Lombardia (l’Italia settentrionale occupata dai Longobardi) al seguito dei Normanni, i conquistatori della Sicilia. “È sotto i nostri occhi – sottolinea Mancuso – il legame particolare ed il reale bilinguismo esistente a San Fratello, Nicosia o Novara di Sicilia, dove il galloitalico è sentito come elemento di identità cittadina, parlato in tutti gli strati sociali, orgogliosamente sfoggiato. Ed ecco che la lingua mostra la sua duplice forza: coesione tra i simili, differenza con gli «stranieri», in un perfetto equilibrio tra tutela della propria identità e convivenza e rispetto dell’altro. Nell’era nella quale il multiculturalismo arranca vergognosamente a farsi strada tra la diffidenza generale, la Sicilia ci insegna che è possibile tutelare la propria storia e aprirsi all’altro senza incorrere in lotte di potere o perdere il perché delle proprie radici”.