“Nell’agosto del 2014 avevo valutato positivamente il Piano Nazionale della Portualità e della Logistica proposto dall’allora Ministro per le Infrastrutture Lupi. Piano che si fondava, allora come oggi, su una logica di sistema che prevedeva otto sistemi portuali in tutta Italia compreso quello definito Calabro e dello Stretto, per essere competitivi con i porti che hanno impianti infrastrutturali importanti. A distanza di due anni, a causa di localismi che hanno fatto proliferare i sistemi portuali a 15, tale piano non è diventato ancora operativo, ed il ritardo accumulato non fa altro che accentuare le difficoltà del settore in generale”.
Lo afferma il Senatore Bruno Mancuso (Ap) secondo cui va ripresa la filosofia ispiratrice del piano, con l’individuazione non più di Port Authority ma di Sistemi Portuali, i cui singoli porti strategici, debbono superare la pur importante “valenza locale” e ragionare in termini di sistemi per aree portuali diverse, vicine e complementari.
“A tale logica credo sia riferita la scelta fatta dal Governo Nazionale di individuare, quali snodi di tali sistemi territoriali portuali-logistici, i porti cosiddetti “core” della rete europea TEN-T, come il porto di Gioia Tauro (anche per la profondità delle acque, con possibilità di ospitare le grandi portacontainer provenienti dall’Asia), tenendo però nella dovuta considerazione i porti definiti comprehensive, quale quello di Messina.
Di fronte ad un disegno che conduce i singoli porti di rilevanza nazionale ad essere comunque parti di un sistema, bisognerebbe dire con grande onestà intellettuale – prosegue Mancuso – che se non si vuole fare parte del Sistema Mar Tirreno meridionale e dello Stretto, individuato dal Piano, si dovrebbe necessariamente fare parte del sistema limitrofo, Sicilia orientale, con Augusta capofila e Catania (neanche porto comprehensive) che, per motivi geopolitici, farebbe la parte del leone, essendo inoltre in competizione su diversi settori con Messina e di Milazzo. In tale contesto si inserisce la nomina di commissario per sei mesi del già presidente De Simone, con riferimento alle procedure amministrative relative a Tremestieri, e la preannunciata richiesta di deroga da parte del Presidente della Regione Crocetta ( che probabilmente presenterà la stessa proposta anche per il porto di Catania) che consentirebbe una autonomia amministrativa e contabile mediante la quale potrebbero essere investiti nel territorio i fondi del più volte richiamato “tesoretto”, e portare a compimento i progetti di riqualificazione dell’area della Fiera e della Zona Falcata oltre ai lavori avviati del porto di Milazzo. Invece di pensare in prospettiva – conclude Mancuso – a logiche autoreferenziali, che, come stato giustamente osservato recentemente dai professori Limosani e Fera, potrebbe portare a forme di autoesclusione tra i vari sistemi, sarebbe opportuno cominciare a ragionare in termini di sinergia tra due sistemi portuali logistici, quello del Mar Tirreno meridionale e dello Stretto e quello della Sicilia Orientale, che hanno tutto l’interesse a creare raccordi per cercare di essere competitivi con i sistemi portuali del Nord Italia, all’insegna di quei grandi numeri che potrebbero derivare dalla valorizzazione di un importante snodo strategico quale quello tirreno-ionico”.
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