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Post terremoto ed altri traumi. Gli interventi psicologici.

Le calamità naturali come il terremoto sono eventi che superano l’ambito della normale esperienza e che quindi, dal punto di vista psicologico, rappresentano traumi tali da indurre stress in chiunque li abbia vissuti, in quanto travalicano ogni possibile meccanismo di controllo di cui è capace una persona. Oggi parleremo, con la dott.ssa Claudia Miceli, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta sistemico-relazionale Milan Approach, della relazione tra Terremoto Trauma e delle ricadute psicologiche  alla luce degli ultimi eventi che hanno colpito il cuore dell’Italia.

Dott.ssa Claudia, chi sono le vittime del terremoto?

Dott.ssa Claudia MiceliLe vittime del terremoto non sono soltanto le persone coinvolte direttamente nel disastro: i superstiti; i familiari di questi; i familiari dei defunti; i soccorritori,  operatori dell’emergenza/urgenza; la comunità  tutta coinvolta nel disastro …  ma anche chi avrebbe potuto essere una vittima del primo tipo (un superstite ) e si sente coinvolto per differenti motivi ( ad esempio persone che qualche giorno prima si trovavano sul luogo dell’evento). Dentro questi scenari il cedimento psicologico o la condizione di  stress  conseguente all’evento è una reazione normale e fisiologica dinnanzi ad un evento anormale.

 

 

Come si interviene, dal punto di vista psicologico, dinnanzi ad un evento di tale portata?

Innanzi tutto occorre precisare che gli interventi psicologici messi in atto subito dopo il terremoto e devono essere fatti da personale specializzato in modo coordinato e specifico. In tal senso è presente una task force di “Psicologi dell’emergenza”, formati  e pronti ad intervenire.

Permettere il posizionamento di personale non formato aumenterebbe la confusione e il rischio, soprattutto nelle prime fasi, dunque è importante sottolineare che non tutti gli psicologi sono idonei a prestare servizio in tal senso, ma solo quelli formati e pronti ad attivare gli idonei modelli di intervento per fronteggiare la situazione.

L’intervento degli psicologi dell’emergenza  si focalizza sulla messa in sicurezza, sulla  protezione dal pericolo fisico, in particolare per i soggetti in stato di shock, sulle cure fisiche e materiali per poi effettuare interventi di contenimento ( ben lontani dal dire alle persone di preoccuparsi e di calmarsi) piuttosto volte a contenere le abnormi reazioni psicologiche che ne possono derivare.  Si forniscono in maniera continuativa informazioni, veritiere e sopportabili nel tentativo di ristabilire un minimo senso di controllo (rendendo attivi i sopravvissuti e ricongiungendo i nuclei familiari).Vi sono differenti fasi dell’accompagnamento psicologico, durante la catastrofe, tra cui non va trascurato il riconoscimento della salma del proprio familiare.

Il terremoto è un trauma che si può elaborare?

Vivere un terremoto significa essere esposti ad un trauma, ovvero ad un evento inaspettato che implica morte o minaccia di morte o gravi lesioni proprie o altrui. Accanto alla componente oggettiva dell’evento è legato il vissuto soggettivo della persona ovvero la risposta che generalmente comprende paura intensa, sentimenti di impotenza o di orrore. La stessa etimologia della parola -(Trayma- dal greco, ferita, lesione), ci introduce al concetto di qualcosa che lede l’integrità della persona, sia a livello fisico che psicologico, e che ne altera lo stato. In questo tipo di situazione, la risposta a un evento traumatico è di enorme stress; l’individuo si trova a dover fronteggiare una situazione inattesa, dolorosa, faticosa e drammaticamente nuova, senza essere preparato. Possiamo distinguere varie fasi di elaborazione del trauma:

  • il qui e ora dell’evento. Durante l’evento, il corpo e la mente si mobilitano per elaborare informazioni e mettere  in atto strategie di sopravvivenza: fuga, immobilizzazione o combattimento, la risposta non è mai prevedibile.
  • Shock. Nei primi momenti si hanno le razioni più forti che possono essere: disorganizzazione mentale, confusione, perdita di concentrazione reazioni da stress (tremori, pianto, nausea, freddo) negazione o dissociazione ( non si ricorda, non si capisce il significato) aumentato arausal (rabbia, tristezza, paura, ipervigilanza, risposte di allarme esagerate, irrequietezza motoria). Dopo la prima fase di shock dall’evento e in seguito, per un tempo non definibile e soggettivo, si possono sperimentare una vasta gamma di emozioni dall’impatto significativo ( incubi, isolamento, colpa, rabbia, flashback, pensieri intrusivi, aumento della sensazione di pericolo).
  • A ciò seguono strategie (Coping) che ognuno mette in atto per dare un significato all’evento, per dargli un posto nel proprio vissuto e nella propria storia. Si cerca di capire, affrontare, rielaborare..
  • Infine la fase di Accettazione/risoluzione intesa come un processo trasformativo relativo alla capacità di guardare ai propri limiti, tollerarli, apprendendo dalla propria vulnerabilità.

 

Con quali tempi accade tutto ciò?

Un impatto emotivo fuori dal comune (come quello provocato da un terremoto) ha bisogno di tempo per essere smaltito ed elaborato, a livello emozionale e cognitivo (significato attribuito).

La capacità di portare a termine l’elaborazione di un evento traumatico dipende da molti fattori: il livello di coinvolgimento, di controllo, di minaccia o perdita, il livello di preavviso, la vicinanza fisica e psicologica, il livello di stress nella propria vita, le risorse psicofisiche, la natura e il grado di supporto sociale subito dopo l’evento, il sostegno di familiari. Dopo una primissima fase di sperimentazione di forte stress e paura, l’individuo inizia a compiere una serie di azioni volte a ristabilire un’idea, la propria idea, di normalità.

 

Il Disturbo post traumatico da stress (PDST) è sempre la conseguenza di un trauma?

Non tutti i traumi generano il Disturbo post traumatico da stress, e ciò dipenderebbe dai fattori cui accennavo sopra tra cui la personalità premorbosa e le risorse di contesto.

Tuttavia un autore affermava: “Il solo fatto che tu abbia vissuto un disastro non significa che ne verrai danneggiato, ma che sarai cambiato da questo” (Weaver, 1995).

La letteratura riporta che dopo una catastrofe naturale come un terremoto, l’incidenza del Disturbo post traumatico da stress è del  13% per gli uomini e del 30% per donne.

Questo consiste in una peggioramento dei sintomi da stress che non trovano una risoluzione spontanea. Si possono diagnosticare diverse forme: con durata dei sintomi da 2 giorni a 4 settimane e  per un tempo non inferiore a tre mesi (Acuto); a  6 mesi dall’evento stressante  (A esordio ritardato), o con una durata dei sintomi uguale o superiore a tre mesi (Cronico), e si manifesta con flashback e incubi notturni che fanno rivivere l’evento, evitamento di ciò che è riconducibile al trauma (es., pensieri, sensazioni, attività, luoghi, persone) e comportamenti che si esprimono mediante  insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate, attacchi di panico, depressione.

In questi casi è necessario  un supporto psicologico? Come si interviene per superare un Trauma o Disturbo post traumatico da Stress?

Certamente. Tra interventi psicologici che risultano efficaci nel lavoro con il trauma e con le  problematiche legate allo stress vi sono quelli che prevedono l’ausilio di particolari tecniche come L’EMDR – (Eye Movement Desensitization and Reprocessing).Essa consiste nell’utilizzare i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali.

In generale, potrebbe rivelarsi necessario intervenire in modo specialistico (oltre che con l’ausilio dei farmaci) con una psicoterapia, in quanto il processo di adattamento tra “il prima” e “il dopo” risulta troppo repentino e parecchio complesso. Proprio in relazione a ciò, accanto a differenti tecniche psicologiche, come quelle cui facevo cenno,  personalmente ritengo che dentro il trauma vi sia dolore e che per essere risolto, questo vada attraversato, compreso, rivisto.

E’ sotto gli occhi di tutti che nei casi di una catastrofe come quella che ha distrutto Amatrice, ad esempio, accanto ai segni fisici e a quelle ferite che bruciano subito e che causano lacrime e dolore, esitano altre lacerazioni …

Le incrinature  e lo sgretolamento  delle abitazioni e le macerie sono specchio di una memoria biografica oramai incrinata e di una memoria collettiva anch’essa da ricucire.

 

Ringraziamo la dott.ssa Claudia Miceli per la collaborazione.

 

Alberto Visalli

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