Alcune ore di lezione indimenticabili per gli studenti del Liceo delle Scienze Umane “E. Scibilia” di Capo d’Orlando. Nell’ambito della III edizione di “Libriamoci – Giornate di lettura nelle scuole”, promosso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ieri, la scrittrice albanese Ismete Selmanaj Leba ha incontrato gli alunni, che leggeranno, la prossima settimana, dei brani tratti dai suoi libri, ed i docenti – tutor del progetto.
Ismete Selmanaj Leba è nata a Durazzo, in Albania. Nel 1991 si laurea all’Università di Tirana presso la Facoltà di Ingegneria Edile, ma la passione per la letteratura, che l’ha accompagnata sin da quando era bambina e che le ha fatto vincere medaglie e numerosi premi, non l’ha mai abbandonata. Vive sulla sua pelle la crisi politica albanese, nel 1992, infatti, decide di trasferirsi in Italia, risiedendo sino al 2001 a Capo d’Orlando e poi a Rocca di Capri Leone. A promuovere e organizzare, nei minimi dettagli, questo incontro di elevato spessore umano e culturale, il neo Dirigente Scolastico, la Prof.ssa Maria Rosa Vitanza.
“Non possiamo chiudere le scuole all’interno delle quattro mura dell’aula. I ragazzi hanno bisogno di inserirsi nel contesto sociale – precisa il Neo Dirigente. Allora … perché non accettare delle possibilità che ci vengono anche a livello nazionale, come questo progetto che ci è stato proposto da una casa editrice di notevole importanza: la Bonfirraro. Noi l’abbiamo colto al volo – prosegue la Prof.ssa Vitanza – con grande entusiasmo da parte dei ragazzi. Questo è il primo di una serie di incontri che noi abbiamo in programma, con i quali e durante i quali attiveremo tutte quelle strategie didattiche che sono consone ad un tipo di scuola qual è la nostra. Il nostro intento è quello di portare i ragazzi ad affrontare tematiche che diversamente sarebbe difficile che trattino altrove! Partecipando a questo progetto – conclude il Dirigente Scolastico – avremo la possibilità di indurre i ragazzi alla lettura ragionata dei testi sperando di invogliarli alla lettura cartacea che oggi rischia di essere del tutto soppiantata dalla multimedialità”.
Ma ritorniamo all’incontro. Dopo il saluto e la presentazione da parte del Dirigente Scolatisco, l’autrice, in un’ora e mezza circa, ha affascinato alunni e docenti. Con la sua “dolcezza”, gentilezza nei tratti e nell’espressione vocale ha presentato i suoi due libri “Verginità rapite” e “I bambini non hanno mai colpe” editi dalla Bonfirraro. Senza svelarne il contenuto, la scrittrice è riuscita a trasmettere, con passione e con dovizia di particolari, alcune vicende legate alla sua terra natia, l’Albania. Prendendo spunto dalla tematiche trattata nei libri si è instaurato tra l’autrice, il Dirigente Scolastico, i professori e gli alunni un dibattito su temi di estrema importanza come la pedofilia, la tratta degli esseri umani, il mercato nero degli organi, la prostituzione minorile. Un lungo applauso, un omaggio floreale ed una foto di gruppo hanno concluso l’incontro.
Questa la breve intervista realizzata con l’autrice poca prima.
Ismete, da Ingegnere edile a scrittrice. Come nasce la sua passione per la letteratura?
Premetto che io sono stata sempre appassionata di letteratura! Sin da bambina scrivevo delle poesie, anche racconti breve che mi hanno fatto vincere diversi premi a scuola nel mio paese natale, Durazzo (Albania). Quando ho finito il ginnasio ho pensato che questo doveva essere il mio futuro però, nel paese dove sono nata a cresciuta, questo non era possibile. Non eravamo noi a decidere cosa studiare ma bensì lo Stato comunista; questo aveva più bisogno di ingegneri edili anziché scrittori, giornalisti. Nel 1991 mi sono laureata in ingegneria edile all’università di Durazzo. Come spesso dico: “non tutti i mali vengono per nuocere”. All’università ho conosciuto un ragazzo, ci siamo innamorati … sposati … oggi abbiamo tre splendidi figli.
Nei suoi due libri, maggiormente in “I bambini non hanno mai colpe”, si parla di un particolare codice: il Kanun o debito di sangue. Di cosa si tratta? È ancora in vigore in Albania?
Beh, non è facile spiegare cosa sia il Kanun! Il mio scopo non è quello di spiegare cosa esso sia, ma la sua degenerazione. È un codice consuetudinario delle montagne che ha regolarizzato per secoli la vita degli Albanesi. Il codice risale, almeno i primi scritti, al XV secolo. Durante il regime comunista questo codice è stato abolito con il “pugno di ferro”. La gente delle montagne diceva “l’ha detto il Kanun” come a dire non “c’è diritto di replica” e questo ovviamente non piaceva al regime! Il Kanun ha delle regole ben precise, la famosa besa (la parola data), l’ospitalità, cose sacre! Il regime, invece, ne faceva vedere il lato negativo, quello che riguardava la donna considerata come una schiava. Si, una schiava! Il Kanun, dopo la caduta del comunismo, è riaffiorato … ma non secondo le regole originarie, ma con regole tipo “occhio per occhio dente per dente”… “io oggi uccido te, domani tu uccidi qualcuno dei miei senza risparmiare donne e bambini, fino alla terza generazione”. Oggi le madri per paura che i loro figli possano essere uccisi li tengono chiusi in casa, reclusi! A parte il Kanun, in Albania oggi ci sono problematiche che prima non esistevano: la tratta degli esseri umani, il mercato nero degli organi, la prostituzione minorile.
Progetti per il futuro, c’è qualche libro in cantiere?
Si, sto scrivendo un altro libro; sono arrivata a scriverne metà. Per il momento, a causa di un problema di salute, sto andando un poco a rilento ma sono sicura che presto lo completerò. Non ho detto a nessuno l’argomento che tratterò, è una sorpresa! Posso solo dire che sto rischiando, per cosi dire, perché lo sto scrivendo in prima persona. Quando un libro si scrive in prima persona è facile fare paragoni fra quello che si scrive e quello che si è. Il libro, comunque, non parla di me. Questo lo posso dire.
Alberto Visalli