Non è stato incidente autonomo quello che la sera del 23 Ottobre 2004 è costato la vita ad un giovane di Capo d’Orlando, il 24enne Luciano Casella, il quale mentre alla guida del suo scooter Suzuki 650 percorreva la SS. 113 per far ritorno a casa, in località Forno del centro tirrenico entrava in collisione con una Autobianchi Y10 con alla guida il 45enne Tancreti Li Pomi. L’ultima parola su questo tragico incidente l’ha scritta la Corte di Cassazione condividendo l’impianto motivazionale delle due precedenti sentenze di merito emesse dal Giudice monocratico del Tribunale di Patti – sez. distaccata di S. Agata Militello dott. Ugo Molina e dalla Corte di Appello di Messina che avevano riconosciuto la responsabilità dell’automobilista per la morte del centauro. Il giudice di 1° grado aveva condannato il Li Pomi ad 1 anno e 10 mesi con la concessione della sospensione condizionale della pena ed, inoltre, assieme al responsabile civile Fondiaria Sai S.p.A., al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di € 20.000,00 per ciascuna delle costituite parti civili, i genitori della vittima Nunziatina Russo Lacerna e Antonino Casella, ed il fratello Ivano, e alla rifusione delle spese processuali sempre in favore delle parti civili. La sentenza di primo grado ha retto integralmente al vaglio della Corte territoriale che ha rigettato l’appello dell’imputato. Anche quest’ultima sentenza è stata impugnata per vizi di legittimità innanzi alla Corte di Cassazione che, però, su conferme richiesta dal procuratore generale e del difensore delle parti civili avv. Walter Mangano, ha dichiarato inammissibile il ricorso, con l’ulteriore condanna dell’imputato al pagamento delle spese giudiziali in favore delle parti civili. Adesso lo scontro si sposta sul versante civile per la quantificazione dei danni da liquidare ai genitori e al fratello della vittima