Era il 4 Novembre 2014, pochi giorni dopo il primo importante crollo sul lungomare di Viale Regione Siciliana a Sant’Agata Militello (23 Ottobre 2014) quello che causò il distacco della banchina di fronte villa Bianco. Già all’epoca s’intuì facilmente come la situazione fosse preoccupante e che si doveva intervenire subito per porvi rimedio.
Il Senatore Bruno Mancuso, non esitò, come era doveroso fare, a mettersi a disposizione della città ed offrire, in forma ufficiale, la propria collaborazione, relativamente ai propri compiti istituzionali, affinché si potesse giungere a soluzioni “rapide e sostenibili, per una pronta messa in sicurezza del tratta interessato”. Quella nota, inviata dall’esponente del Nuovo Centro Destra (oggi Area Popolare) al commissario regionale della Provincia di Messina, al dirigente dell’area tecnica dello stesso ente ed al sindaco di Sant’Agata Militello, rimase però inspiegabilmente senza riscontro, ed attende ancora una risposta. Inaccettabile, dunque, alla luce di ciò ma non solo, paventare oggi un presunto disinteresse sulle sorti del lungomare disastrato, scagliare accuse gratuite come se l’inerzia sulla grave situazione di dissesto, iniziata proprio ad Ottobre 2014, non fosse attribuibile esclusivamente a chi da tre anni gestisce in prima persona la vita amministrativa locale e regionale e che dunque, era chiamato per tempo ad intervenire per scongiurare che i danni si ampliassero, proprio come poi purtroppo si è verificato. Il Senatore Mancuso non solo ha mostrato quella doverosa disponibilità rimasta inascoltata, ma, da quello che risulta agli atti, si è prodigato nelle sedi e nelle modalità di sua competenza affinché si giungesse a risultati concreti. A testimoniarlo, incontri e confronti con gli assessori regionali, le sollecitazioni all’allora Ministro per le Infrastrutture Lupi ed il fattivo contributo ai passaggi propedeutici del “Patto per il Sud”. Un impegno, senza propaganda alcuna, innegabile e inconfutabile del Senatore Mancuso e del suo gruppo parlamentare, parte attiva di quella maggioranza che sostenne il governo che promosse quel “Patto” su cui oggi molti, che invece avrebbero potuto intervenire in modo diretto, poiché legittimati dalle procedure, per giungere ad una distribuzione di risorse ben più cospicua (come avvenuto per altre infrastrutture della zona), si affannano a mettere il cappello.
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