Il cuore sembra impazzito. I battiti sono del tutto irregolari. Mi sento debole, ho le vertigini. Questi sono alcuni dei sintomi della fibrillazione atriale. Vista l’importanza di questa patologia, insieme con il cardiologo, il dott. Fabrizio Rizzo, abbiamo deciso di dividere in due parti questo argomento (articolo). In questa seconda parte vedremo quali sono i sintomi, come si effettua la diagnosi e quali sono i diversi trattamenti (cure).
Dott. Fabrizio, quali sono i sintomi e le complicazioni?
I principali sintomi della fibrillazione atriale sono:
- Palpitazione (o cardiopalmo).
- Vertigine.
- Sincope.
- Dolore toracico (angina pectoris).
- Dispnea.
- Ansietà.
- Astenia (debolezza).
La sintomatologia è strettamente connessa alla forma di fibrillazione atriale manifestata da un individuo. Alcuni sintomi, infatti, sono più evidenti durante le forme caratterizzate da un battito ad altissima frequenza, come quelle parossistiche. Durante tali episodi, come anticipato, si instaura un battito ad alta frequenza non solo nell’atrio, ma anche nel ventricolo, determinando manifestazioni sintomatologiche più evidenti. Nonostante ciò, le forme più pericolose e da trattare sono, come si è visto, quelle permanenti/croniche, in quanto associate a cardiopatie.
La complicazione più grave della fibrillazione atriale consiste nella possibilità di sviluppare un ictus ischemico cerebrale. Tale rischio è legato all’influenza negativa che l’aritmia esercita sulla gittata cardiaca e sul flusso di sangue. Quest’ultimo si fa più turbolento. Un flusso turbolento ha un’alta probabilità di creare lesioni all’interno dei vasi, formando di conseguenza dei trombi, cioè masse solide e stabili di piastrine (trombociti, che servono a riparare la lesione). Il trombo fa da ostacolo al flusso sanguigno, occludendo i vasi, e può sfaldarsi e dar vita a degli emboli, cioè particelle libere composte da cellule piastriniche. Gli emboli, viaggiando attraverso il sistema vasale, possono raggiungere il cervello ed impedire l’irrorazione sanguigna regolare verso alcune aree cerebrali, (per questo motivo gli interventi di cardioversione , o ripristino del normale battito tramite una scossa elettrica, vengono preceduti e seguiti da una profilassi a base di terapia anticoagulante orale).
In presenza di fibrillazione atriale, inoltre, si assiste ad una stasi ematica negli atri (che hanno perduto la normale attività contrattile); tale stasi è maggiore in presenza di stenosi mitralica, a causa della dilatazione atriale che caratterizza questa patologia. Il ristagno di sangue negli atri favorisce lo sviluppo del trombo nell’atrio ed è per questo motivo che la stenosi reumatica della mitrale si associa ad un rischio particolarmente elevato di trombosi e conseguente embolia, nonché di ictus cerebrale.
Come si effettua la diagnosi?
Una diagnosi accurata richiede una visita cardiologica. Gli esami tradizionali, validi per la valutazione di qualsiasi aritmia/fibrillazione atriale, sono:
- Misurazione del polso.
- Elettrocardiogramma (ECG).
- Elettrocardiogramma dinamico secondo Holter.
- Radiografia del torace.
- Ecocardiografia.
Misurazione del polso. Il medico cardiologo può trarre delle informazioni fondamentali. La misura si effettua sull’arteria radiale (a livello del polso). Esso informa della frequenza e regolarità del ritmo cardiaco.
Elettrocardiogramma (ECG). È l’esame strumentale indicato per valutare l’andamento dell’attività elettrica del cuore. In base ai tracciati che risultano, il medico può stimare la gravità e le cause della fibrillazione atriale.
Elettrocardiogramma dinamico secondo Holter. Si tratta di un normale ECG, con la differenza, assai vantaggiosa, che il monitoraggio si protrae per 24-48 ore, senza impedire al paziente di svolgere le normali attività di vita quotidiana. È utile qualora gli episodi di fibrillazione atriale siano sporadici e non prevedibili.
Inoltre, poiché all’origine di una fibrillazione atriale possono esserci patologie cardiache e non cardiache, è opportuno ricordare che esistono altri esami utili ad individuare il disturbo aritmico e a capirne le cause. Essi includono:
- Radiografia del torace.
- Ecocardiografia.
Radiografia del torace. È un’indagine clinica che mira a capire se ci sono particolari patologie a livello polmonare e di tipo respiratorio.
Ecocardiografia. Sfruttando l’emissione di ultrasuoni, questa indagine non invasiva mostra gli elementi fondamentali del cuore: atri, ventricoli e valvole. La valutazione del cuore permette di verificare la presenza di una valvulopatia o di una qualche altra malformazione cardiaca.
Quali i possibili trattamenti (cure)?
La terapia da adottare dipende dal tipo di fibrillazione atriale. Se questa è parossistica, il trattamento consiste in:
- Somministrazione di farmaci: Digitale che rallenta il ritmo cardiaco. Antiaritmici più comuni: derivati della chinidina, flecainide, propafenone e amiodarone. Servono a normalizzare il ritmo cardiaco.
- Trattamento elettrico: Cardioversione. Tecnica non invasiva, che infonde una scarica elettrica, detta shock, allo scopo di resettare il ritmo cardiaco alterato e ripristinare il battito normale, scandito dal nodo seno atriale.
Trattamenti di mantenimento, sempre a base di Digitale ed antiaritmici, sono indicati anche per prevenire altri episodi parossistici, soprattutto se si è certi che il paziente soffra di ipertiroidismo o ipertensione. È, tuttavia, importante precisare che alcune circostanze, quali:
sintomatologia tollerabile; risoluzione spontanea, in passato, di altri episodi di fibrillazione atriale.
Se la fibrillazione è del tipo permanente/cronico, non va dimenticato che, all’origine del disturbo, esiste una cardiopatia o una patologia di altra natura. Risolvere tale condizione di base, con un approccio terapeutico scelto caso per caso, è il passo fondamentale per aiutare il ripristino del normale ritmo cardiaco. La terapia mirata a curare la fibrillazione atriale farà quindi da supporto e mantenimento. Essa è la seguente:
- Somministrazione di farmaci: Digitale. Antiaritmici. Anticoagulanti. Le forme permanenti possono creare condizioni trombo-emboliche. Questi farmaci si usano in presenza di particolari cardiopatie, le valvulopatie mitraliche, che potrebbero generare trombi o emboli. Beta-bloccanti e calcio-antagonisti. Rallentano il ritmo cardiaco, agendo sulle contrazioni ventricolari. Si somministrano ai pazienti tolleranti alla digitale.
- Ablazione a radiofrequenza transcatetere. Si fa uso di un catetere che, una volta condotto fino al cuore, è in grado di infondere una scarica a radiofrequenza colpendo proprio l’area di miocardio che genera la fibrillazione atriale. La zona colpita viene così bruciata e questo dovrebbe riordinare il numero degli impulsi di contrazione da parte del nodo seno atriale. È una tecnica invasiva.
Ringraziamo il dott. Fabrizio Rizzo per la preziosa collaborazione.
Alberto Visalli