Il senatore Bruno Mancuso, tramite una propria interrogazione parlamentare, ha invitato il governo a vigilare presso le sedi competenti al fine di tutelare la quota di pesca italiana del pesce spada, basata sulla chiave di ripartizione già utilizzata dall’ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) per il riparto tra parti contraenti e cioè sui dati cattura del periodo 2010-2014.
L’ICCAT ha adottato un “Piano pluriennale di ricostituzione per il pesce spada nel Mediterraneo “, prevedendo una riduzione della quota del 3 % annuo dal 2018 al 2022 ed il congelamento dello sforzo di pesca con periodi di chiusura, per l’Italia Gennaio – Marzo.
A seguito della ripartizione tra le parti contraenti dell’ICCAT, sono stati avviati i negoziati all’interno dell’Unione europea per definire le quote da attribuire ai singoli Stati membri, e sembrerebbe che, durante lo svolgimento dei negoziati, la delegazione spagnola abbia fatto pressioni al fine di modificare la serie storica ICCAT (2010-2014) a favore di quella 2012-2014, basandosi sull’assunto che l’Italia tra il 2010 e il 2011 avrebbe trasmesso dati cattura da pesca illegale (dato privo di attendibilità e mai oggetto di contestazione dalle autorità europee).
“Il biennio 2010-2011 – commenta Mancuso – risulta il più positivo per l’Italia ed è dunque palese che ogni modifica della serie storica 2010-2014 comporterebbe un danno non indifferente.
La flotta italiana della pesca al pesce spada – prosegue il Senatore di Alternativa Popolare – non può pagare da sola la riduzione della quota europea dal 75% al 70% e vanno rispettate le chiavi di ripartizione usate dall’ICCAT. L’eventuale riduzione della quota italiana per il pesce spada costituirebbe un duro colpo alle produzioni ed alle imprese nazionali, con ricadute anche sugli aspetti occupazionali, ed un assist per l’import proveniente dal nord Africa, dall’Atlantico e dal Pacifico”. Il governo ha risposto all’interrogazione, impegnandosi a vigilare con fermezza e determinazione perché non vengano adottati criteri che possano penalizzare l’Italia.