“Dopo anni di tentativi falliti che hanno causato un’autentica sospensione della democrazia, si dovrebbe, come sosteniamo da tempo, tornare all’elezione diretta da parte dei cittadini dei vari organi di gestione, e di conseguenza, del Sindaco Metropolitano e del Consiglio Metropolitano”.
Lo afferma il Senatore Bruno Mancuso, in merito alla proposta di modifica della legge regionale su Liberi Consorzi Comunali e le Città Metropolitane.
“L’Assemblea Siciliana – prosegue Mancuso – pur nel caos che sta contraddistinguendo questo periodo di fine legislatura, con lo scollamento sempre più forte fra il governo Crocetta ed il Parlamento Regionale, sarà chiamata a vagliare la proposta di modifica della legge regionale 15 del 4 Agosto 2015. Anche se non si comprende bene, dal disegno di legge esitato dalla Commissione Affari Istituzionali, quali dovrebbero essere i tempi di tali passaggi elettorali, ritengo che porre mano alla modifica di una legge notoriamente rimasta sulla carta, limitandosi solo agli aspetti, seppur importanti, della “governance” risenta di una visione riduttiva. Come si evince dalla relazione della Corte dei Conti, e dalle condivisibili reazioni di soggetti sociali e sindacali, il vero problema dell’ex Province, consiste nella mancanza di precise definizioni delle loro funzioni, che debbono necessariamente rapportarsi agli altri enti di area vasta esistenti a livello nazionale, ad una modernizzazione della struttura amministrativa e, soprattutto, alla certezza delle risorse finanziarie.
E’ necessario – aggiunge Mancuso – un adeguamento alla legge Del Rio che non preveda Liberi Consorzi ma le Province, che, resuscitate dall’esito del referendum del 4 Dicembre, continuano ad essere previste dalla Costituzione.
Funzioni che dovrebbero riguardare, per non riproporre quelle proprie delle ex Province, la pianificazione e programmazione strategica e territoriale, il coordinamento della gestione dei servizi pubblici essenziali, servizio idrico integrato ed il ciclo integrato dei rifiuti, l’armonizzazione degli interessi delle varie realtà territoriali, l’assistenza tecnica ai Comuni per i meccanismi di reperimento dei fondi strutturali. Infine va attenzionato un altro elemento essenziale che riguarda le risorse finanziarie di tali nuovi enti, che non possono vedere ridotte sempre di più le loro entrate da un lato e dall’altro essere soggetti ad incomprensibili prelievi forzosi da parte dello Stato.
A meno che, e bisognerebbe avere il coraggio di dirlo, tali nuovi Enti, ex Province, Liberi Consorzi o Città Metropolitane, debbano essere visti come “ammortizzatori sociali” destinati solo a sopravvivere nella precarietà”.
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