Fine settimana d’intenso lavoro per la Guardia Costiera che ha dovuto fronteggiare una duplice emergenza.
Nella notte di venerdì, un motopesca in trasferimento dal porto di Sciacca a quello di Messina, ha lanciato il mayday alla sala operativa dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Sant’Agata Militello a causa di copiose vie d’acqua a bordo mentre era in navigazione a 6 miglia dalla costa a largo di Tusa.
Dopo aver ordinato d’indossare le cinture di salvataggio ai due membri d’equipaggio e di preservare i segnali di soccorso in caso di affondamento, la Guardia Costiera santagatese ha disposto l’invio in zona della motovedetta SAR CP 832 ed il dirottamento di un’unità da pesca presente nelle vicinanze.
La Motovedetta, dopo aver intercettato i naufraghi grazie all’ausilio di un razzo rosso ed averne accertato il generale buono stato di salute, ha supportato la navigazione del motopesca verso la costa per evitare che l’unità, inabissandosi su alti fondali, potesse costituire pericolo per l’ambiente marino ed i suoi ecosistemi.
Tuttavia, giunta quasi in prossimità della costa di Santo Stefano di Camastra, l’unità affondava per le ingenti vie d’acqua ad una distanza di mezzo miglio su un fondale di 15 metri. Prima di trasboradare sulla motovedetta della Guardia Costiera, su disposizione dell’Autorità Marittima l’equipaggio isolava i circa 100 litri di gasolio contenuti a bordo, tra casse nafta e taniche di rispetto, al fine di prevenire possibile inquinamento da idrocarburi.
Dopo aver raggiunto in sicurezza il porto di Sant’Agata Militello, il Comandante del motopesca veniva diffidato per evitare ogni possibile inquinamento per l’ambiente marino operando ogni azione al fine di recuperare l’imbarcazione.
Nel frattempo, dalle prime ore del giorno successivo, la motovedetta CP 566 ed il personale militare dell’Ufficio Locale Marittimo di Santo Stefano di Camastra monitoravano l’area di ricerca in mare ed a terra nel tentativo di individuare il peschereccio. In tarda mattinata, la tuga e tutte le pertinenze di bordo, probabilmente distaccatesi dallo scafo in seguito all’impatto con il fondale marino, venivano recuperate in spiaggia in località Piana del Comune di Caronia.
Grazie anche alla fondamentale mediazione operata dal presidente dell’Associazione di categoria “ANAPI pesca Sicilia”, Dott. Piero Forte, l’armatore del peschereccio affondato conferiva mandato alla ditta specializzata in lavori subacquei “IMPRESAMARE” di Milazzo che raggiungeva nel primo pomeriggio i mezzi della Guardia Costiera nell’area operazioni con operatori tecnico-subacquei.
Il relitto, grazie all’intervento del personale sommozzatore ed all’ecoscandaglio della motovedetta CP 566, veniva individuato ad una profondità di 15 metri, distante circa 300 metri dal luogo dell’affondamento e condotto entro la medesima serata, sfruttando le condizioni di visibilità diurna, in località Barche Grosse di Santo Stefano di Camastra. Le fasi alaggio e messa a terra, invece, venivano ultimate in sicurezza nella giornata di domenica.
Una corsa contro il tempo per scongiurare un possibile inquinamento marino che ha avuto fortunatamente buon esito in tempi celeri grazie alla sinergia di tutti i soggetti intervenuti.
Avviate le attività di indagine per determinare le cause e responsabilità del sinistro mentre il relitto, a cura dell’armatore, verrà avviato a smaltimento nel rispetto delle vigenti normative di settore.