Il sindaco di Sant’Agata Militello Bruno Mancuso ha riferito stamani di aver inviato “un’ennesima richiesta di incontro urgente al governo regionale per risolvere finalmente la questione legata alla riapertura del punto nascita all’ospedale di Sant’Agata Militello”,
Mancuso, nella qualità di sindaco del comune capofila del distretto sanitario 31, ha sollecitato il Presidente della Regione Nello Musumeci e all’assessore alla salute Ruggero Razza ad incontrare una delegazione dei Sindaci dei Nebrodi dei distretti sanitari 29 e 31, alla presenza dei rappresentanti dell’ASP Messina, per “rispondere compiutamente alle esigenze ed ai diritti della popolazione dell’intero territorio dei Nebrodi, superando impasse istituzionali ed inopportuni rimpalli di responsabilità e competenze creati negli ultimi due anni e mezzo”,
“La recente nota del Ministero della Salute, firmata dal Direttore generale della programmazione sanitaria Andrea Urbani in riscontro ad una nostra apposita richiesta di informazioni, ha definitivamente chiarito che deve essere la Regione Siciliana ad esprimersi sulla programmazione della rete dei punti nascita, ribadendo il ruolo d’innegabile centralità del presidio ospedaliero santagatese nel vasto bacino dei Nebrodi con un’utenza di circa 100 mila persone“, sottolinea ancora Mancuso.
La nota ministeriale
A fare chiarezza su una questione che si trascina ormai da due anni e mezzo, da quando nel settembre 2019 fu sospesa l’attività del punto nascita al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale santagatese, era stato appunto la nota trasmessa dal Dipartimento di programmazione sanitaria del Ministero della Salute.
Il documento (di cui nei giorni scorsi ha riferito il quotidiano “Gazzetta del Sud”), ribadendo “l’autonomo esercizio delle funzioni programmatorie regionali riguardo l’allocazione sul territorio dei punti nascita necessari a soddisfare il fabbisogno di salute” specifica come “qualora l’intera domanda del bacino d’utenza fosse stata assorbita dal punto nascita di Sant’Agata Militello, la struttura avrebbe potuto esprimere un volume di attività superiore allo standard di 500 parti l’anno”.
“Assumono particolare rilievo il numero dei parti, i tempi di percorrenza rispetto ai punti nascita alternativi, nonché la presenza di discipline e specialità cliniche in grado di assicurare la sicurezza delle cure per la donna ed il bambino”, sottolineano quindi gli uffici ministeriali, ricordando la presenza dei reparti di pronto soccorso, chirurgia, cardiologia e pediatria.
“Nel 2018 il totale dei parti delle residenti a Sant’Agata e nei comuni del bacino è stato pari a 532, di cui 275 a Sant’Agata e 257 nei punti nascita alternativi”, evidenzia Urbani, con “25 parti dello stesso bacino sono avvenuti a Cefalù e 177 a Patti. Tali circostanze, unite alla consolidata tendenza negativa alla denatalità, sono significative ai fini di una valutazione complessiva dell’offerta in quell’area della Sicilia”.