L’ipertensione non va sottovalutata. Essa, infatti, è un comune e grave fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. In Italia più di 10 milioni di persone ne soffrono ma molti, di essi, non lo sanno! Cerchiamo di capire, quindi, che cosa si intende con questo termine, quali i valori nella norma, cos’è possibile fare per prevenire, quali le possibili cure. A condurci in questo “percorso di conoscenza”, il dott. Fabrizio Rizzo, Cardiologo.
Dott. Fabrizio, che cos’è l’ipertensione?
L’ipertensione arteriosa rappresenta un problema d’interesse internazionale: è la principale causa di infarto miocardico e stroke ischemico (Ictus). Viene intesa, più in particolare, come un incremento della pressione che il sangue esercita sulla parete dei vasi sanguigni, arteriosi, che è determinata dalla quantità di sangue che viene pompato dal nostro cuore e dalla resistenza delle arterie a tale flusso; al di sopra di valori limite che si attestano su 140 mm Hg per i valori di pressione arteriosa sistolica (comunemente definita Massima) e al di sopra degli 80 mm Hg per la diastolica ( comunemente definita la Minima). Non è una malattia ma un fattore di rischio che aumenta la probabilità che si verifichino eventi cardiovascolari.
Ci sono delle cause legate ad essa?
Svariate sono le cause associate all’ipertensione arteriosa, che dal punto di vista medico individuiamo come cause dipendenti e cause indipendenti dalla familiarità. Le cause dipendenti dalla familiarità sono le predisposizioni familiari, ossia avere parenti in linea ascendente che soffrono di ipertensione arteriosa, i nonni, i bisnonni, i genitori … In sostanza significa ereditare un patrimonio genetico che predispone per una determinata malattia, in questo caso l’ipertensione arteriosa. Fin qui poco da fare in termini preventivi. Dove invece possiamo intervenire e (tranne che sull’età) anche radicalmente se necessario sono i fattori indipendenti dalla familiarità (i cosiddetti fattori secondari, come l’obesità, il fumo di sigaretta, lo stile di vita sedentario, le patologie correlate come diabete, insufficienza renale, etc.). È importante sottolineare come l’assunzione di alcune sostanze (per esempio la semplice liquirizia), l’uso di spray nasali, le pillole anticoncezionali, gli antinfiammatori, i cortisonici, cosi come la cocaina e le anfetamine, possano fare incrementare i valori pressori.
Quali i sintomi?
I sintomi correlati alla patologia ipertensiva sono molteplici. Quello più comune è la cefalea (il comune mal di testa), definita cefalea pulsante proprio a testimoniare la pulsatilità correlata al battito cardiaco, cefalea tanto più intensa quanto maggiori siano i valori pressori. Poi abbiamo le sensazioni di amnesia (disturbo della memoria), tachicardia, astenia ( stanchezza fisica), eccitabiltà, per poi arrivare a flushing (è un segno di rossore alle gote ed al viso e più che un sintomo è appunto un segno), al dolore toracico (se le crisi ipertensive sono anche talvolta associate a cardiopatie tipo infarto o Angina pectoris), alla sensazione di fastidio toracico … in ultima analisi a quelle più rare ( ma talvolta sottostimate e subdole) come il vomito, il dolore addominale.
C’è un’età in cui si può manifestare o è una patologia per solo adulti?
L’ipertensione arteriosa è anche definita ESSENZIALE ( che rappresenta il 95% dei casi di ipertensione ed è solitamente associata ad età più avanzata) o primaria, quando ossia non è identificabile una causa ben precisa e curabile, ed il risultato ottenuto deriva dall’alterazione dei precisi e complessi meccanismi del sistema nervoso autonomo che appunto regolare la pressione arteriosa. L’ipertensione è invece SECONDARIA quando è invece nota la causa che la genera, e quindi agendo su di essa eliminiamo appunto l’evento ipertensivo. Per ciò che concerne le fasce d’età, l’ipertensione sistolica isolata ( avere la massima elevata con una minima normale) è a maggiore appannaggio delle persone anziane ed i grandi anziani (ultranovantenni), mentre la diastolica isolata colpisce prevalentemente fasce d’età più giovani.
Quali le cure?
Ovviamente esistono terapie mirate perché vincere un fattore di rischio cardiovascolare concorre a combattere e spesso vincere patologie associate ad essa, come appunto ictus ed infarti miocardici. Esistono metodiche definite di Igiene preventiva o preventiva secondaria … ossia buone norme per evitare di incorrere in un così pericoloso fattore di rischio; ad esempio fare attività fisica di frequente, mangiare frutta e verdure, abolire o limitare l’uso dei grassi, non fumare, non bere alcolici. Quando ciò non è possibile o da solo lo stile “morigerato” di vita non può essere posta in essere per la cura dell’ipertensione ( CURA appunto definita CONSERVATIVA), ci sia affida alla terapia farmacologica. Qui si apre uno scenario molto complesso perché molto dipende dalla complessità delle patologie associate nel paziente che si sta valutando ed alla compliance, ossia dalla capacità che il nostro iperteso sia aderente alla terapia, cioè che in pratica sia ubbidiente ai consigli terapeutici che i medici suggeriscono. Le terapie antipertensive sono Diuretici( che eliminano volumi di urine più abbondanti , tanto per intenderci), calcio antagonisti( che diminuiscono la tensione che la parete dei vasi arteriosi offre al volume circolante di sangue), beta bloccanti( che limitano e frenano l’attività cardiaca), inibitori centrali, ace inibitori, sartani … senza scendere nel troppo complicato esiste quindi una batteria molteplice di farmaci o associazioni farmacologiche ( le POLIPILLOLE o TRIPLICE in alcuni casi ) che con sereno ottimismo ci consentono di curare l’ipertensione e arteriosa. Sta ovviamente a noi medici far calzare la migliore delle possibili cure in base ai nostri pazienti, tenendo anche conto degli eventuali eventi avversi e le eventuali interferenze con farmaci già assunti da costoro.
È possibile fare prevenzione?
Della prevenzione già in parte avevo detto precedentemente … ma aggiungo di più! Esistono, infatti, strumentazioni mediche adeguate che permettono di interpretare un corretto e sano atteggiamento preventivo nei termini di alimentazione ed attività fisica; ad esempio andando a monitorare (con un banale prelievo di sangue o talvolta con una goccia di sangue) Colesterolo Buono ( HDL, il nostro spazzino naturale), fino ai nuovi fattori di rischio dell’ipertensione e cardiovascolari come Omocisteinemia, Uricemia … per poi scorrere all’effettuare con cadenza annuale ( sempre in termini preventivi) un Elettrocardiogramma o Ecocardiogramma, che ci fornisce notizie sulla buona funzione del cuore a volate ancor prima che l’ipertensione o altro si manifesti), un test da sforzo( che può precludere o no la possibilità di fare della sana attività fisica). Un mio Maestro concludeva sempre le sue lezioni invitandoci a , prima ancora di fare esami strumentali, visitare con cura e parlare con le persone-pazienti. Penso che già questo, possa bastare ad allentare la tensione nei pazienti più ansiosi e quindi tendenzialmente più soggetti a stress emotivi ed ipertensione appunto.
Ringraziamo il dott. Fabrizio Rizzo per la sua collaborazione.
Alberto Visalli