A tutti sarà capitato di sperimentare ansia nel corso delle varie situazioni della vita. L’attacco di panico risulta, però, una esperienza ben diversa, che cambia “l’ orizzonte a cui si guarda”. Proviamo a comprendere più da vicino quali sono i segnali che rendono riconoscibile un attacco di panico e in che modo è possibile intervenire; lo facciamo grazie alla dott.ssa Claudia Miceli, Psicologo Clinico, Psicoterapeuta sistemico relazionale Milan Approach.
Dott. ssa Claudia, cosa sono gli attacchi di panico? Sono diversi da altre forme di Ansia?
Intanto comincerei col dire che il DAP (Disturbo Da Attacchi Di Panico) rientra nella grande categoria dei Disturbi d’Ansia. L’Ansia rappresenta uno stato psicologico che si può sperimentare in condizioni fisiologiche ( fare un esame o un colloquio di lavoro) ma talvolta anche un’esperienza più drammatica, così lunga ed e intensa da creare interferenze con la vita quotidiana. I soggetti che vivono questa condizione di ansia estrema e patologica possono manifestare nel corso della loro esistenza altre possibili manifestazioni d’ansia tra cui: ( Disturbo da attacchi di panico, Agorafobia, Fobie specifiche, Fobia sociale, Disturbo d’ansia generalizzata, Disturbo ossessivo-compulsivo, Disturbo post-traumatico da stress). Questi disturbi interessano oltre il 16% della popolazione adulta e sono generalmente più diffusi tra le donne che tra gli uomini. A differenza dell’ansia, il panico è vissuto come un’esperienza terribile, spesso improvvisa, inaspettata e apparentemente non ricollegabile a nessuna causa precisa. Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso (dove è possibile che la crisi di panico venga confusa con infarto al miocardio ), solo successivamente diventano più prevedibili. In genere la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante.
Quali sono le cause?
Quando si tratta di sindromi così complesse le cause sono sempre multifattoriali. Vi è l’ipotesi di una predisposizione genetica al Dap, che risulta circa 10volte più frequente nei soggetti i cui familiari sono stati o sono affetti dal disturbo; tuttavia è riconoscibile una componente di ordine psicologico.
Si potrebbe parlare piuttosto di fattori precipitanti, di cui, in genere, alcuni eventi di vita (life events) possono fungere da apripista, tra quelli riferiti: la separazione, la perdita o la malattia di una persona significativa, l’essere vittima di una qualche forma di violenza, problemi finanziari e lavorativi, un cambiamento nella propria vita, in interazione con altre variabili, insomma tutto quello che viene percepito come stressante e che mette a dura prova le risorse dell’individuo.
Come si manifesta il Dap? Quali i sintomi?
Si tratta di episodi di improvvisa ed intensa paura, accompagnati da sintomi somatici e psichici che disturbano fortemente la condotta del soggetto, si sviluppano improvvisamente e raggiungono il picco massimo di intensità entro 10 minuti (DSM-IV-TR):
– Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
– Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
– Terrore, la sensazione che qualcosa di incredibilmente grave e orribile possa accadere e la persona non può far nulla per evitarlo
– Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
– Tremori fini o a grandi scosse
– Sudorazione
– Sensazione di soffocamento
– Dolore o fastidio al petto
– Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
– Brividi
– Vampate di calore
– Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
– Nausea o disturbi addominali
– Sensazione di soffocamento
– Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)
La frequenza e la gravità degli attacchi di panico varia ampiamente nel corso del tempo e delle circostanze. Ad esempio, alcuni individui presentano attacchi moderatamente frequenti (ad es., una volta a settimana), che si manifestano regolarmente per mesi. Altri riferiscono brevi serie di attacchi più frequenti (per es., quotidianamente per una settimana).
È possibile fare diagnosi di Dap solo con una crisi?
Perché sia possibile fare diagnosi di Dap è necessario che le crisi siano ricorrenti, un’unica crisi di panico può rimanere isolata per tutto il resto della vita e non ripresentarsi più, oppure ancora manifestarsi a distanza di molti anni dalla prima crisi.
Inoltre, perché si formuli diagnosi di Dap, è necessario che si verifichi (per almeno 1mese dopo l’episodio di panico), almeno una delle seguenti condizioni:
– il timore persistente che si verifichino altri attacchi, “Ansia Anticipatoria”
– le preoccupazioni riguardo alle conseguenze dell’attacco (perdita di controllo, paura di infarto al miocardio)
– un cambiamento significativo della condotta abituale .
Cosa pensa un soggetto mentre ha la crisi?
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona, che ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e che teme per la sua vita. L’esperienza di grave perdita di controllo emotivo produce la sensazione di stare per “impazzire” o di stare per andare incontro ad un pericolo elevatissimo che potrà causare irreparabili danni fisici o psichici.
Sul piano psicologico il disturbo mette duramente in crisi il sentimento di sicurezza del soggetto, minando alla base la fiducia nelle proprie possibilità di affrontare situazioni difficili o ansiogene.
Quali sono gli effetti del Dap nella vita della persona?
Chi soffre di attacchi di panico può sviluppare timori irrazionali, ovvero fobie nei confronti delle situazioni nelle quali l’attacco si è verificato. Per esempio, chi ha avuto un attacco di panico mentre guidava, può avere paura di trovarsi nuovamente al volante, chi l’ha avuto all’aperto, può sviluppare Agorafobia, cioè l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali può essere difficile o imbarazzante allontanarsi …
Credo tuttavia che, oltre l’episodio di Dap, sia l’Ansia anticipatoria o” o “paura che ritorni l’attacco” ad avere i maggiori effetti nella vita del soggetto, dando vita a diversi cambiamenti nel comportamento.
La modalità del paziente di evitare tutte le situazioni potenzialmente ansiogene, comporta la presenza dei i familiari a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, sviluppando una condizione di dipendenza (il cosiddetto “ compagno accompagnatore”).
L’effetto è quasi certamente una minore libertà nella vita personale, tensioni e conflitti nelle relazioni personali, familiari,sociali. (Non è raro che molte crisi di coppia inizino a causa del Dap o quando il Dap è in risoluzione..)
Quale il trattamento più efficace?
L’approccio al Disturbo, prevede “misure” sia di ordine farmacoterapico che psicoterapico.
Rispetto alla prescrizione dei farmaci, andrebbe distinta la “crisi di panico” (che prevede l’utilizzo di un antidepressivo) dall’ansia anticipatoria (che risente favorevolmente anche della benzodiazepina o ansiolitico), ma per questo, rimando la questione ai colleghi psichiatri.
Tuttavia risulta indispensabile che oltre alla prescrizione del farmaco, si tenga conto anche del particolare sfondo psicologico che il disturbo viene a determinare. Tra i possibili approcci, oltre alle terapie di tipo cognitivo comportamentale, interessanti risultati si ottengono anche con la psicoterapia sistemica (se individuale, di coppia o familiare, in genere va valutato con il paziente e in relazione alla sua richiesta).
Tale approccio permette al paziente di individuare quali sono le idee per cui egli ha costruito, nel corso del tempo, quei significati che rendono una situazione “minacciosa” e alla quale egli reagisce con il suo sintomo.
Spesso, infatti il sintomo non è il problema, ma una “soluzione al problema” ( ad esempio, se vendo l’auto per saldare un debito- [problema]- e compro una bici per andare al lavoro [tentativo di soluzione] è possibile che arrivando in ritardo, si potranno verificare maggiori condizioni di rischio di perdere quel lavoro- ciò diventa il nuovo problema generato dal problema) !
Così accade nel Dap, nel tentativo di estinguere un problema, si producono altri problemi, attivando un circuito da cui diviene sempre più faticoso venirne fuori.
Inoltre, espandendo la sua ottica al familiare, la psicoterapia sistemica, tende a non perdere di vista quelle strategie che i familiari attivano e che, in alcuni casi, risultano cronicizzare la situazione.
Un’ ultima domanda, il Dap interessa solo l’adulto o anche i bambini?
I disturbi d’ansia interessano i bambini e gli adolescenti così come gli adulti. Anche in questo campione la percentuale è considerevole (oltre il 13% di fanciulli d’età compresa tra i 9 ed i 17 anni presenta diverse forme di condizioni ansiose), ma in questo caso andrebbe fatta una buona diagnosi differenziale con il Disurbo d’ansia da Separazione, specie nei più piccoli.
Ringraziamo la dott.ssa Claudia Miceli per la sua collaborazione.
Alberto Visalli