Fin qui si erano esposti all’origine di tutta la vicenda, a fronte di una proposta universalmente inaccettabile, quando si ventilava la spoliazione dell’ospedale con trasferimento di tutti i reparti per far posto al total Covid, lamentando, a fianco della sonora protesta dei sindaci e della comunità, la mancanza di ogni requisito di sicurezza per avallare l’idea, poi fortunatamente abbandonata, e chiedendo giustamente garanzie a tutela di tutti.
Adesso i dirigenti medici dell’ospedale di Sant’Agata Militello fanno muro sulla seconda idea progettuale, quella relativa alla riconversione del corpo B con la realizzazione di percorsi separati e quattro posti di terapia intensiva, così come nata sulla scorta delle garanzie manifestate dallo stesso assessore regionale Razza e trascritta nell’elaborato dell’ente attuatore.
Dodici dirigenti medici di altrettante unità operative Aldo Alizzi (Pronto soccorso), Franco De Maria
(Neurologia), Biagio Fazio (Ortopedia), Aldo Merlino (Cardiologia), Salvatore Miano (Chirurgia) Rita Murabito (Farmacia), Umberto Musarra (Ginecologia), Mario Nici (Radiologia), Paolo Nuzzo
(Anestesiologia), Giuseppe Pirrone (Medicina), Alfredo Reitano (Servizio Trasfusionale), Gaetano Roccamo (Talassemia), hanno indirizzato all’assessorato regionale, ai vertici dell’Asp ed al soggetto attuato una ferma presa di posizione contro il progetto attuale, schierandosi a condivisione delle posizioni già manifestate dalla direzione sanitaria dell’ospedale, richiamando anche le indicazioni del Ministero della salute.
“Nel progetto elaborato dal Soggetto Attuatore, designato all’uopo dall’Assessore Regionale alla Sanità, che impegna una somma di circa 75.000 €, scesa a 49.000 € in fase di aggiudicazione dei lavori, gli scriventi non ravvisano quegli adeguati interventi strutturali idonei alla eliminazione del rischio clinico per gli operatori e la popolazione, come puntualmente dettagliato in due relazioni ufficiali del Direttore medico di questo PO, una preliminare, l’altra successiva al deposito del progetto, e che interamente gli scriventi condividono, sia nella parte tecnica, che nei rilievi funzionali e organizzativi, ex ante ed ex post; inoltre non vi è più traccia, in prima istanza, dei 4 posti di Terapia Intensiva, nominati in premessa, ma senza evidenza in allegato di alcun progetto esecutivo, e che, in ogni caso a nostro avviso, dovrebbero essere propedeutici e non successivi all’attivazione del Codid H; così come non si fa più riferimento alla TC mobile aggiuntiva per l’assistenza generale ai pazienti no Covid dei reparti di degenza e del bacino d’utenza. Anch’essa requisito indispensabile e preliminare a tutta l’attività, come ipotizzata”.
Altre doglianze espresse dai sanitari riguardano quindi l’organico medico giudicato insufficiente.
“Il rischio paventato è di mutilare un Presidio Ospedalieroterritoriale, entro un bacino vasto, di buona parte della sua attività assistenziale primaria, senza un concreto beneficio in termini di efficacia terapeutica per i pazienti Covid 19, a fronte di un incremento del rischio clinico, connesso alla tipologia di ospedale Covid misto che verrebbe a realizzarsi”.
Intanto nella mattinata di mercoledì è giunta all’ospedale santagatese la visita di alcuni esperti inviati, a quanto risulta, dall’assessore regionale, guidati da Antonio Candela, coordinatore dell’emergenza Coronavirus in Sicilia e del comitato tecnico-scientifico. A loro, a quanto pare, il compito di dirimere la questione, in un senso o nell’altro.