In meno di ventiquattro ore dalla dichiarazone di “zona arancione” per la Sicilia, che entrerà in vigore domani 6 novembre (leggi qui), la pancia dell’isola, l’animo ferito dei siciliani e purtroppo anche frequentemente, il tifo politico, non hanno mancato di farsi sentire attraverso i social, dai quali sono venute fuori le posizioni e le spiegazioni più disparate rispetto alla decisione assunta con propria piena responsabilità dal Ministro della Salute Roberto Speranza, di concerto col governo Conte, di dichiarare la Sicilia appunto zona arancione anche al cospetto di situazioni, in altre regioni, che appaiono dai numeri ben più gravi e invece rimaste zona gialla. Questo pomeriggio quindi l’assessore regionale alla salute Ruggero Razza, dopo un incontro on line con l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, ha incontrato i giornalisti in conferenza stampa, trasmessa anche in diretta web, scegliendo di far parlare i dati ufficiali, incontrovertibili, della situazione in Sicilia.
“Sul tema dei posti letto si sono sbizzarriti tanti sciacalli – attacca Razza -. Si è detto Sicilia penalizzata perché non può ospitare nelle strutture i pazienti. Ma non è così, anzi tutt’altro. Le percentuali ci dicono che non ci sono deficit strutturali. Si è detto che la Sicilia è in situazione di pericolo e che non è in grado di assistere i pazienti. Falso. In base ai dati del 25 ottobre, l’occupazione dei posti letto di terapia intensiva era del 15%, senza contare il piano di ampliamento. Si dice che il governo regionale ha ricevuto 128 milioni di euro da Roma per la sanità – ha aggiunto Razza – ma non li ha spesi. Noi non abbiamo ricevuto un centesimo e abbiamo realizzato l’ampliamento della rete intensiva e sub intensiva. Oggi tutte procedure sono state attuate e si partirà senza avere ricevuto un euro. La responsabilità è del commissario nazionale che ha chiesto i soldi a banche europee e attivato il cronoprogramma. Adesso sono state individuate le ditte per realizzare le opere. Non siamo rimasti indietro neppure di un’ora”.
“Abbiamo preso in esame tutti gli indicatori del documento che ha visto la Sicilia inserita nella zona arancione. Ci siamo chiesti il perché’. Si è detto che il motivo è legato alle strutture sanitarie. Istituto superiore della sanità e ministero della Salute si sono allarmati per due parametri l’indice dei positivi sui tamponi effettuati e il personale che riguarda contact tracking e il totale del personale sanitario, uno ogni 10 mila abitanti. La Sicilia ha un parametro di 1,2 persone ogni 10 mila. Il tempo medio da sintomi a individuazione è di due giorni, quando il minimo è di 5. Poi c’è l’indice Rt che in Sicilia è di 1.42 con ben sedici, tra regioni e province autonome, che hanno un dato più alto”, ha detto Razza che ha poi elencato i vari indici Rt regionali che per la Sicilia, ha aggiunto, “rispetto al 25 ottobre, sarebbe anche sceso sotto “1,4” con i nuovi dati. Ciò che ferisce i siciliani – afferma Razza – è che l’attribuzione di un’area di rischio abbia fornito l’inesatta impressione è che da noi il sistema sanitario sia più impreparato”.
Sferzata di Razza anche quando si parla delle zone rosse locali come indicatore di rischio elevati: “Probabilmente siamo troppo sinceri, siamo una regione troppo trasparente”, ha detto.
“Non capisco perché stessi indicatori siano valutati con uno stesso peso; come è possibile che regioni che stiano montando ospedali da campo mostrino un indice diverso. Se il nostro sistema non ha difficoltà superiori ad altre regioni e se la diffusione del contagio c’è, ma ci sono azioni di screening e tracciamento sul territorio, la decisione assunta è opinabile. Non sta a me giudicare la classificazione del rischio fatta dal governo nazionale, che ha deciso di assumersene la responsabilità. Ma chiedo che ci sia un metro uguale per tutti”.
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