La Direzione Investigativa Antimafia, Articolazione del Dipartimento di P.S., sta eseguendo nel territorio della provincia di Messina e nel nordItalia un’ordinanza di misure cautelari emessa dal GIP presso il Tribunale peloritano, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 4 soggetti indagati in concorso del delitto di turbata libertà dei pubblici incanti.
Si tratta di un dirigente, oggi in quiescenza, del Consorzio per le Autostrade siciliane nonché di 3 imprenditori a capo di imprese leader nella fornitura di servizi attinenti la rete viaria.
Le indagini della DIA, coordinate dalla Procura della Repubblica di Messina, hanno fatto emergere come nel corso del 2020 gli indagati abbiano posto in essere una serie di collusioni turbando li procedimento di formazione del bando di gara riguardante l’espletamento del servizio di presidio antincendio nelle gallerie della rete autostradale A18 Messina-Catania e A20 Messina-Palermo, pubblico incanto indetto dal Consorzio Autostrade Siciliane per un importo di quasi 10mln di euro.
Attraversole loro condotte, gli indagati erano riusciti a far sì che il contenuto del bando fosse strutturato in maniera tale da indurre al stazione appaltante ad individuare il contraente in un’A.T.l. già determinata. A ciò si addiveniva, come documentato tramite attività tecnica e servizi di pedinamento, attraverso ripetuti incontri e scambi di documentazione riservata tra gli indagati. In tal modo si incideva sui contenuti del bando, che una volta modificato,presentava requisiti tecnici particolarmente restrittivi con l’intento di escludere potenziali concorrenti a favore dell’impresa di interesse.
Con il provvedimento odierno, sono state disposte le misure degli arresti domiciliari per il Dirigente del CAS in quiescenza e due dei tre imprenditori, mentre il terzo è stato gravato dalla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese oricoprire uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per 6mesi.
Il provvedimento emesso nella fase delle indagini preliminari è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio, nel rispetto, pertanto, della presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino alla sentenza passata in giudicato