Polizia di Stato e Capitaneria di Porto, coordinate dalla Procura della Repubblica di Patti, hanno da tempo sferrato un’offensiva serrata ai reati ambientali ed alle gestioni illecite degli impianti di depurazione della costa tirrenica. La specialistica attività d’indagine ha già condotto a tre operazioni di polizia ambientale sottendenti l’accertamento di innumerevoli reati ed illeciti amministrativi, la notifica di diversi avvisi di garanzia per pubblici amministratori, tecnici comunali ed imprese private concessionarie di servizi pubblici, nonché reiterati sequestri giudiziari tanto di rifiuti speciali gestiti illecitamente, quanto di impianti di depurazione (Piraino, Capo d’Orlando, Caronia, Gioiosa Marea, Oliveri), che – anche attraverso il ricorso allo strumento della custodia giudiziale – hanno intrapreso un percorso di buona gestione e di ripristino dell’efficienza di depurazione, contribuendo ad elevare la qualità e salubrità dell’ambiente. Tale qualificata attività ha condotto oggi ad un nuovo risultato, conseguito nel comune di Patti. Gli uomini del Commissariato di Polizia, coordinati dal dirigente Carmelo Alba, congiuntamente a personale della Delegazione di Spiaggia – Guardia Costiera di Patti Marina, hanno dato esecuzione ad un’articolata ordinanza di sequestro – disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Patti (Dott. Eugenio Aliquò) su richiesta del Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Patti, Dott.ssa Rosanna Casabona, che ha diretto le relative indagini – relativa all’impianto del depuratore comunale di Patti (che finisce così affidato ad un custode giudiziale) nonché dei mezzi di una nota ditta specializzata di Capo d’Orlando, concessionaria del servizio di prelievo e smaltimento dei reflui della rete fognaria di Patti. I fatti accertati si articolano lungo due diverse direttrici. Tra il 2013 ed il 2014, attraverso l’analisi su campioni di reflui in uscita dal depuratore comunale di Patti, la polizia giudiziaria operante, di concerto con il personale specializzato dell’ARPA, aveva avuto modo di accertare il netto superamento dei limiti batteriologici e chimici consentiti, indice dell’inefficacia del processo di depurazione dell’impianto (che scarica in mare attraverso una condotta sottomarina ad oltre 40 metri di profondità). Successivi approfondimenti investigativi consentivano di comprendere le cause del malfunzionamento, riconducibili a precise condotte omissive degli amministratori del comune di Patti (i Sindaci susseguitisi nel periodo tra il 2011 ed il 2014, un assessore e responsabili dell’Ufficio Tecnico competente) che, tralasciando di assolvere agli obblighi contrattuali e normativi in materia incombenti sull’ente comunale, e disattendendo le pur esplicite richieste e diffide rivolte loro dalle ditte private concessionarie della gestione dell’impianto comunale (segnatamente connesse alla fornitura dei mezzi per lo smaltimento dei fanghi), hanno impedito il corretto svolgimento del ciclo funzionale di depurazione e consentito lo scarico in mare di liquidi destinati a compromettere la salubrità delle acque marine e la salute delle persone che con esse vengono ordinariamente a contatto. Per altro verso, nel corso delle complesse attività investigative esperite, è emersa la ricorrente prassi della ditta incaricata del servizio di stasatura e pulizia della rete fognaria di smaltire i rifiuti liquidi raccolti immettendoli nell’impianto di depurazione comunale, peraltro privo di autorizzazione all’uopo, ovvero sversandoli dentro un pozzetto della condotta fognaria stessa. La circostanza, lungi dal costituire eccezionale episodio imputabile a negligente od imperita condotta degli operai della ditta incaricata, si accertava essere prassi scientemente determinata dalla stessa società concessionaria, peraltro esplicitamente assentita – con un provvedimento autorizzatorio illegittimo – da taluni rappresentanti del Comune di Patti che avrebbero dovuto vigilare al riguardo. I reati contestati vanno dal getto pericoloso di cose, alla violazione delle Norme del Testo Unico Ambientale (D. Lgs n°152/2006), anche in punto di illecito smaltimento di rifiuti speciali liquidi. Sono dieci le persone sottoposte ad indagini. I beni sequestrati si riassumono:
1. nell’impianto di depurazione comunale del Comune di Patti, affidato in Giudiziale Custodia, onde garantire – sotto controllo dell’Autorità Giudiziaria – le corrette procedure di trattamento dei fanghi da parte del gestore.
2. in n°3 automezzi della ditta specializzata adibiti al trasporto di rifiuti smaltiti illecitamente all’interno dell’impianto di depurazione