Dopo settimane di mal di testa, mal di pancia, ammiccamenti, trattative, riunioni, veti, tentativi di convincimento, allacciamenti con consiglieri, assessori in carica, in pectore, e defenestrati, al Comune di Sant’Agata Militello è finalmente pronta la nuova giunta.
Ad un passo dal traguardo dei due anni di amministrazione, Sottile è pronto a varare la giunta del rimpasto quella che, almeno nelle intenzioni sue e dei suoi sostenitori, dovrebbe riportare la nave in linea di galleggiamento (ammesso che mai abbia realmente galleggiato) dopo le turbolenze provocate dal Tar con la sua sentenza di ammissione in consiglio comunale di Enrico Natale al posto della mai doma Rita Fachile. Dalla tempesta perfetta ad uscirne vittorioso è certamente il Partito Democratico che in un sol colpo mantiene un posto in consiglio, con la Fachile (che rinuncia al ricorso al Cga) ripescata grazie all’ingresso di Maria Carmela Trovato in giunta, conquista un secondo assessore, oltre al riconfermato Puleo, e, probabilmente, otterrà anche i galloni di vice sindaco. Un vero e proprio “strike”. Si salva in “zona Cesarini” Nino Testa. Dato ripetutamente per defenestrato, l’unico della giunta a non essere stato “votato” dai cittadini conserva il posto nella squadra di Sottile ma rischia di perdere clamorosamente la vice sindacatura, così affannosamente conquistata dieci mesi dopo le elezioni. Non è mistero che proprio Enrico Natale, che pure correva nella lista elettorale coordinata da Testa, ne avesse chiesto la rimozione. Chissà se il passaggio di consegne del vice sindaco basterà per portare Natale nel gruppo.
Ad un certo punto lo stesso Natale aveva suggerito il nome nuovo, quello dell’imprenditore Massimo Morello, ma il già esperto del sindaco non ha superato la nomination per entrare nella casa.
Mai toccato dalla bufera, resta saldo di prua Giuseppe Puleo. Anche Marco Vicari tiene il posto ma rischia di perdere un consigliere in appoggio. Pare infatti che si sia incrinato il rapporto tra Vicari e Carrabotta che fino all’ultimo ha provato a difendere l’unica che del “rimpastino” ne ha fatto davvero le spese, Sonia Minciullo.
Senza riferimenti espliciti oltre Carrabotta, la Minciullo, eletta tra le file del “Megafono” e poi accomodatasi in giunta per far posto a Calogero Maniaci, è stata sacrificata sull’altare degli equilibri politici di un’amministrazione sempre più monocolore Pd. La resa dei conti dunque appare tutt’altro che conclusa.
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