La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna alla pena di anni sei di reclusione nei confronti di S.A., operaio sessantaduenne di San Fratello il quale nel 2003 si è reso protagonista di una brutta storia di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. L’uomo, infatti, è stato tratto a giudizio per i reati di abuso nei confronti della figlia, che all’epoca dei fatti aveva diciannove anni, e per maltrattamenti commessi in concorso con la moglie, M.O., casalinga sessantenne. Quest’ultima era stata chiamata a rispondere anche del reato di cui all’art. 610 del codice penale in quanto avrebbe costretto la figlia a non denunciare le violenze sessuali subite ad opera del padre. Il Tribunale di Patti, giudice di primo grado, condannò il padre alla pena di anni sei e mesi sei di reclusione e la madre alla pena di anni due.
La Corte di Appello di Messina ha parzialmente riformato la sentenza, facendo uno sconto di sei mesi all’appellante ed ha stralciato la posizione della moglie allo scopo di accertare se la stesa è in condizione di partecipare con coscienza al processo a causa di un asserito disagio psichico che è in via di accertamento. La Corte di Cassazione ha però definitivamente confermato la sentenza di Messina e per il padre “poco padre” sono immediatamente scattate le manette. L’imputato è stato difeso dall’Avv. Alvaro Riolo e la parte civile dall’Avv. Giuseppe Mancuso.