Potrebbe scoppiare un nuovo caso nella già martoriata giunta Sottile, da tempo preda di lotte intestine per nomine e deleghe. L’ultima grana potrebbe riguardare la recente nomina dell’assessore Melinda Recupero, entrata in giunta nel mese di aprile come “quota rosa” al posto della dimissionaria Maria Carmela Trovato. La notizia, che ove confermata potrebbe portare anche a risvolti clamorosi, da qualche giorno circola insistentemente negli ambienti politici locali. Tutto nasce qualche settimana addietro, quando il consigliere di opposizione Domenico Barbuzza effettua un accesso agli atti presso la segreteria comunale per visionare i documenti relativi alla posizione dell’assessore.
Sembrerebbe che le dichiarazioni e le autocertificazioni depositate agli atti dall’assessore Recupero, e da prodursi obbligatoriamente prima di assumere una carica pubblica, non siano conformi alla vigente normativa. Spifferi da Palazzo Faraci dicono che lo stesso consigliere Barbuzza avrebbe rilevato delle difformità tra le dichiarazioni presentate dall’assessore e quelle specificatamente previste per legge, in assenza delle quali non è possibile nemmeno candidarsi al consiglio comunale. A questo punte le cose sarebbero state già messe “nero su bianco”, anche se, sulla vicenda, il consigliere Barbuzza non ha fornito alcuna conferma mantenendo il massimo riserbo.
Non è dato sapere quali uffici comunali siano stati o meno investiti della questione, anche se i possibili destinatari potrebbero essere il segretario comunale Roberto Ribaudo, oppure il presidente del Consiglio Comunale. Lo stesso Antonio Scurria non rilascia dichiarazioni ufficiali, ritenendole “inopportune stante la delicatezza della questione”. Che qualcosa bolla in pentola però emergerebbe dalle sue stesse parole quando afferma che “eventuali problematiche del genere sono, di norma, rimesse agli organi cui compete la vigilanza ed il controllo sugli enti locali e sugli amministratori”. Nel merito, quello che si sa è che la questione non riguarda, come sembrava in un primo momento, una causa di incompatibilità legata ad incarichi professionali affidati all’avvocato Recupero dalla precedente amministrazione ed a cui la professionista ha formalmente rinunciato, ma dovrebbe essere relativa ad una presunta incompletezza della cosiddetta “dichiarazione antimafia” nonché alla carenza di almeno una dichiarazione espressamente previste dal procedimento elettorale. Ad oggi l’assessore Recupero è regolarmente in carica e svolge le funzioni pubbliche anche se il procedimento che ha portato alla sua nomina potrebbe essere “sub judice”. Le ipotesi e gli scenari che potrebbero aprirsi in merito sono diversi in quanto, in caso di accertate violazioni da parte del Prefetto o, eventualmente, dell’Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, potrebbe essere anche disposta la sospensione o addirittura la decadenza dell’amministratore che non ha prodotto le prescritte dichiarazioni in tema di assenza di cause di incandidabilità.